Regia di René Clément vedi scheda film
Se c'è un paese, tra quelli che furono da subito nemici dell'Asse, nel quale fu pregnante il termine di collaborazionismo, questo fu proprio la Francia. Oppure non significano niente nomi come quelli, fra i tanti, di Pétain, Céline, Brasillach? Ebbene, in questo filmone di René Clément, che per dimensioni produttive e nomi in cartellone sembra Il giorno più lungo in versione urbana, non c'è traccia di collaborazionisti. Ci sono, da una parte, i bravi cittadini francesi, tutti casa e Resistenza e dall'altra i Tedeschi, neanche tutti poi così malvagi, perché in fondo in fondo neanche il generale von Choltitz (il pacioso Gert Fröbe) ha mai avuto davvero l'intenzione di mettere Parigi a ferro e fuoco. I cattivi sono rappresentati da un paio di funzionari delle SS e da un Hitler, che vediamo nel prologo nel suo quartier generale di Rastenburg e di cui sentiamo, nel finale, la voce che ripete istericamente la domanda del titolo. Nel mezzo, una serie di avvenimenti, talvolta descitti anche con buona tecnica da un professionista di sicuro valore, ma che passano in secondo piano di fronte alla sfilata di stelle del cinema franco americano, tra le quali spiccano, per scarsa credibilità, Belmondo e Delon nelle parti dei resistenti gollisti Morandat e Chaban-Delmas. La sceneggiatura fu scritta, ma non credo che questo resti tra i loro maggiori meriti, da Gore Vidal e Francis Ford Coppola.
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