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Drift - Cavalca l'onda

Regia di Ben Nott, Morgan O'Neill vedi scheda film

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La recensione su Drift - Cavalca l'onda

di mc 5
10 stelle

Belllissimo film che per due ore ti trasporta in un altro mondo. E sono due ore di spettacolo ed intrattenimento che funzionano alla grande. Certo, non bisogna aspettarsi nulla di innovativo o sorprendente perchè questo è un prodotto impostato su uno stile narrativo molto tradizionale, se vogliamo potremmo anche definirlo un "drammone" basato sui sentimenti, ma in questo senso si può esser sicuri di un'opera condotta con grande professionalità. Ho parlato di sentimenti e di stile tradizionale, ma occorre subito chiarire una cosa: questo film ha in ogni caso un asso nella manica, la carta che lo rende vincente, ed è l'ambientazione. E sotto questo aspetto è inattaccabile. Lo sfondo naturale di questa vicenda è qualcosa di travolgente ed inarrivabile: la costa occidentale australiana, con le sue tavole da surf, le sue onde gigantesche e un'umanità che a quelle onde ha dedicato e sacrificato la propria vita. I panorami che si aprono agli occhi dello spettatore sono di una purezza e di una grandiosità inesprimibili. Si vedono tramonti da mozzare il fiato. Ma soprattutto le acque dell'oceano, con quelle onde che riempiono gli occhi ed il cuore di qualunque spettatore. Perfino io, che non so nemmeno nuotare, alla fine avrei desiderato avere sottobraccio una tavola da surf per poterla accarezzare. Perchè questo film è, prima di tutto, un supremo atto d'amore verso il surf, un'operazione che lascia intravedere, dietro il progetto commerciale, una disperata passione per uno sport in cui cavalcare l'onda, e possederla, diventa poetica metafora della Vita degli Uomini. Posto che lo sfondo è insuperabile ed esaltante (in molti lo hanno definito il più bel film sul surf, superando perfino Point Break e Un Mercoledì Da Leoni), le vicende narrate attengono alla quotidianità terrena dei sentimenti degli uomini, con le loro debolezze e le loro fragilità. Insomma la solita Commedia Umana, sì, però tutto ciò collocato nella cornice di quell'oceano che lascia ammutolito il pubblico con la propria ineffabile bellezza. Si rimane come travolti dal senso di potenza che quelle incontenibili mareggiate esprimono, e poi si resta silenziosi a condividere con i protagonisti il senso di ciò che li anima: l'avventura di una SFIDA. Nel film assistiamo anche a diverse gare tra surfisti, ma io resto dell'idea che chi pratica questo sport insegua qualcosa che supera il concetto di agonismo. No, qui al centro di tutto non ci sono classifiche o premiazioni, ma un UOMO SOLO, lui e la sua tavola, che partono ogni volta con un unico pensiero in testa: catturare l'onda, domarla come si farebbe con un felino selvaggio, possedendola con brutale eleganza e mettendo in scena, in precario equilibrio, una estemporanea danza di gioia, che potrebbe anche trasformarsi in danza di morte. Il film parte con un flashback che ci mostra le origini della storia, negli anni 60, quando Kat Kelly e i suoi due piccoli fuggono pericolosamente dalle grinfie di un padre ubriacone e manesco. La famigliola si stabilisce sulla costa occidentale dell'Australia, quella caratterizzata dalle onde più alte del mondo e dalle più impetuose mareggiate. Mamma Kelly, sarta, lavora a casa, mentre i due figli Andy e Jimmy trovano in quello scenario naturale il terreno d'eccellenza per coltivare la grande passione che li unisce: il surf. Entrambi insoddisfatti da lavori che li mortificano, decidono ad un certo punto di trasformare la loro vocazione in un mestiere: costruiranno e venderanno tavole da surf e mute sportive. Come ogni nuova attività, si parte con qualche incertezza, ma alla fine i due vengono premiati nel loro intento: tradurre quello che era uno svago per pochi in uno sport popolare e in una moda travolgente. Di positivo c'è che l'azienda di famiglia si allarga, accogliendo un caro amico di nome Gus ed una coppia formata da JB, hippie giramondo e un pò filosofo, e dalla sua compagna di viaggio, la stupenda hawaiiana Lani. Ma sul cielo della costa occidentale, anzi sulle teste dei fratelli Kelly, si stanno per addensare fosche nubi che porteranno guai: poliziotti ottusi, operatori finanziari rapaci e profittatori, ma soprattutto una banda criminale di teppisti locali dichiara loro guerra, boicottandoli ed istigando al suicidio il caro amico Gus. Il resto preferisco lasciarlo al gusto di chi vedrà il film. La vicenda è ispirata a quanto accadde veramente negli anni 60/70 in quella parte dell'Australia rurale: la nascita del commercio artigianale di tavole e mute che finì poi per dilagare in un business di proporzioni mondiali. Il film non è solo una storia di amicizia, sacrificio e rivalsa, e nemmeno è solo spettacolo della natura. Esso si svolge in un'epoca che stava esprimendo una rivoluzione culturale giovanile, e infatti i due fratelli con la loro tenacia rappresentano quella creatività innovativa che osò sfidare la mentalità conservatrice di una comunità rurale. Quanto al cast, trattandosi di attori australiani, abbiamo a che fare con volti a noi sconosciuti, eccezion fatta per Sam Worthington, reso celebre da "Avatar", che qui per la prima volta riesce ad esprimersi in modo interessante, sfuggendo a quella sua espressività monocorde che ben conosciamo. Myles Pollard e Xavier Samuel, i due fratelli protagonisti, si prestano con diligenza ai ruoli loro assegnati, ma senza lasciar intravedere particolare "stoffa". Da segnalare invece la splendida Lesley-Ann Brandt, che colpisce tanto per il talento quanto per la bellezza, oltre ad una impressionante somiglianza con Halle Berry. E per finire, un cenno alla strepitosa colonna sonora, che racchiude autentiche perle del rock'n'roll: da Chuck Berry ai Creedence Clearwater Revival, da Gary Glitter ai Kula Shaker, dai T.Rex ai Black Keys, da Sixto Rodriguez ai Jezabels. And so...ROCK THE WAVE!


Voto: 9/10

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