Regia di Ron Howard vedi scheda film
Una solida coralità, un copione gremito di situazioni e battute spiritose, ma prima di tutto astuzia nel districare le trame nel modo meno sciocco.
Com'è difficile il mestiere del genitore! In questa gustosa panoramica sugli effetti collaterali dell'essere una mamma o un papà, cesellata da Ron Howard (al settimo film in qualità di regista) con Babaloo Mandel e Lowell Ganz, trova spazio la storia di una madre (Dianne Wiest) alle prese con un figlio schivo e disadattato e con una figlia nel pieno dell'adolescenza che scappa di casa col fidanzato (un Keanu Reeves ancora giovanissimo, un decennio prima di Matrix). Il fratello (Steve Martin) di questa madre, nonostante il premuroso sostegno della moglie (Mary Steenburgen), è in conflitto col suo vecchio (Jason Robards), attraversa un periodo di fuoco al lavoro e deve gestire il figlioletto insicuro di sé, mentre il cognato (Rick Moranis) di costui si mette in testa l'idea di educare la propria bambina come fosse un enfant prodige. La conclusione che viene tratta è che tutto questo vitale subbuglio è più stimolante della mancanza di problemi e inconvenienti (efficace il paragone con la giostra e le montagne russe). I (molti) punti di forza? Una solida coralità, un copione gremito di situazioni e battute spiritose, ma prima di tutto astuzia nel districare le trame nel modo meno sciocco. È un peccato che sul finale la lucidità si perda parzialmente nella melassa e che a piccoli tratti l'immediato slancio comico abbia la meglio sulla riflessione drammatica un po' più profonda.
La musica è di Randy Newman: sua la canzone sui titoli di testa.
♥ BUON film (7) — Bollino VERDE
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