MUBI
Il ventenne Jacek vaga senza ideali né morale per la città, comportandosi da teppista e senza che la sua coscienza possa essere in qualche modo suffragata da un minimo senso di moralità e giudizio,
Quando incontra un tassista dai modi scostanti e sgradevoli come lui, decide di salire sul suo mezzo, per poi condurlo in un luogo isolato ed ucciderlo, soffocandolo con una corda, e finendo per ammazzarlo dopo una lunga ed estenuante colluttazione.
Proprio in quel momento viviamo i sentimenti opposti che muovono un giovane aspirante avvocato di nome Piotr nel giorno in cui viene a conoscenza di aver superato l'esame di idoneità.
Ambizioso ma anche sorretto da principi morali che gli impediscono di ritenere una pena adeguata la soluzione capitale, il giovane avvocato si troverà, per ironia della sorte, a difendere proprio l'assassino reo confesso, combattendo con tutta la sua determinazione, ma inutilmente, affinché la pena di morte gli venga commutata con l'ergastolo.
Prima dell'esecuzione il condannato chiede di parlare con l'avvocato, e la personalità dell'assassino si dimostrerà, proprio in quel frangente, ben più complessa e sfaccettata di quella che aveva armato e mosso il delinquente che fu.
Ma l'esecuzione avrà luogo e gli effetti pratici di tale atto, non si riveleranno meno barbari e risolutori dell'agguato che rese Jacek un assassino.
Diretto da Krzystof Kieslowski nel 1988 in una versione che poi venne accorciata per dar vita al capitolo 5 (uno dei migliori in assoluto) del famoso Decalogo televisivo, Breve film sull'uccidere, vincitore al Festival di Cannes del Premio della Giuria, è un apologo accorato sulla barbarie e l'inutilità di una pena capitale che presenta le stesse barbare dinamiche dei fatti per cui si punisce il colpevole, rendendo lo Stato non meno colpevole e responsabile nei confronti di un individuo che non si tenta nemmeno di recuperare e restituire alla originale purezza che la vita spesso cancella dalle singole portanti attitudini.
Il film riesce meravigliosamente a rendere le specularità di chi è colpevole e di chi si permette di giudicare ed esprimere sentenze e condanne, e si contestualizza entro un contesto scenico di palazzi popolari che costituiscono ben più che uno sfondo per tutti gli episodi del Decalogo in questione.
Kieslowski incanta oltre per la potenza della vicenda, anche per la splendida ricostruzione delle locations, per l'uso di una fotografia tutta filtri seppiati ed effetti spettrali appropriati ad un ambiente tutto devastato da cemento e da una natura che il clima rigido rende pressoché inerte allo sviluppo, e che riescono a rendere coerente con le circostanze tetre e senza speranza, il panorama che accoglie le anime inquiete della vicenda, come all'interno di un limbo ove in troppi si surrogano il diritto di giudicare e di decidere il destino altrui.
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