Regia di Sergio Nasca vedi scheda film
Mario è un infermiere con poca disponibilità economica, con una bella moglie che, però, passa il tempo a guardare telenovelas, e programmi di confidenze sentimentali su una telelibera: la fortunata vincita di una Fiat Argenta e un fortuito incontro con una bella bionda, fanno sì che il protagonista si faccia passare per un luminare della medicina, per far colpo sulla signora e sul marito, un banchiere più anziano, con traffici poco legali da tenere nascosti. Quando Montesano era uno dei tre o quattro nomi che garantivano ritorno al botteghino, insieme a Pozzetto, Villaggio e Celentano, come gli altri girava film a tutto spiano, tra lungometraggi "normali" e film a episodi, quasi sempre remunerativi per i produttori. Questo non fu tra i più redditizi, anche se uno degli aspetti positivi della commediola è il lavoro di molti caratteristi tipici dell'epoca in cui il film venne realizzato, da Enzo Liberti a Leo Gullotta, da Enzo Robutti a Marco Messeri, da Franco Diogene a Enzo Cannavale. Però, la sceneggiatura a troppe mani ( cinque sceneggiatori, per una storiella così, mah...) ha lo spessore di una barzelletta, l'equivoco per il quale il protagonista viene scambiato per un professorone è giocato male, e sebbene siano notevoli sia la Fenech che la Poggi, non è minimamente credibile che con una bellezza come l'attrice franco-algerina ( alla quale l'accento romano in bocca non sta bene per nulla) per casa, un ometto ordinario la trascuri sistematicamente. Se poi voleva essere una satira sul sistema sanitario sovraccarico e malfunzionante, e su quello giudiziario, corrotto , a Nasca non riesce proprio dileggiare nè l'uno, nè l'altro. Salvano un pò la situazione qualche battuta di Enrico Montesano ed il suo mestiere, ma possono ben poco, in un quadro così anonimo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta