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J'enrage de son absence

Regia di Sandrine Bonnaire vedi scheda film

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La recensione su J'enrage de son absence

di alan smithee
6 stelle

Una coppia ormai consolidata ma cio' nonostante pur sempre inedita, poco mondana, singolare, affascinante quella composta dall'americano William Hurt e dalla francese Sandrine Bonnaire.
Due attori diversissimi e straordinari, lui la star trentenne piu' bella e premiata deglia anni '80, lei l'attrice che folgora lo schermo con la sua bellezza "ordinaria e disordinata" sin dalla prima apparizione in quel duro ed indimenticbile "Senza tetto né legge" di Agnes Varda. Ora, vent'anni dopo il primo incontro sul set de "La peste" di Luis Puenzo, la coppia si ricongiunge pure cinematograficamente con questo thriller insolito e sofferto che per la Bonnaire costituisce l'esordio alla regia, mentre per Hurt una delle sue sempre più frequenti incursioni in produzioni europee. 
Dagli States giunge a Parigi un ricco architetto in seguito alla morte dell'anziano padre. Impegnato per qualche giorno nel disbrigo delle pratiche burocratiche relative alla successione, Jacques si organizza per incontrare la sua ex compagna, Mado, alla quale lo lega ancora un doloroso ricordo di oltre una decina d'anni prima. Anche per la donna l'incontro e' una triste occasione per rivivere un periodo molto difficile della propria giovinezza, ma tuttavia decide di rivedere per alcune uscite occasionali l'ex compagno e di presentargli pure il figlio di otto anni che ha avuto dal suo attuale marito. L'incontro tra l'americano ed il bel bambino e' apparentemente freddo e distaccato, ma pian piano nasce tra i due una intesa che va oltre ogni piu' plausibile aspettativa. A quel punto Mado comincia ad allarmarsi perché sente che l'ex compagno si sta intrufolando sempre piu' invasivamente nella sua nuova vita, senza che tra l'altro che il suo nuovo compagno ne sappia nulla.
Condotto con una certa suspense come un thriller dei sentimenti e dei misteri del passato, il film, diretto con semplicità, ma con una certa efficacia, svela a poco a poco le ragioni del dolore che unisce i due ex amanti (e per questo non anticipo nulla, se per caso il film potrà giungere dalle nostre parti) ed incalza con un ritmo ed una tensione crescenti come il senso di colpa, di impotenza e di rabbia che affligge i due sfortunati ex conviventi. "J'enrage de son absence", "mi ossessiona la sua assenza" potrebbe essere tradotto il titolo originario, che comunica e sintetizza le ragioni di una ossessione che sembra follia ma poi in fondo si traduce in qualcosa di molto piu' umano e comprensibile. William Hurt, che invecchia bene con i suoi 62 anni ben portati, ed il suo volto, i suoi occhi liquidi e dolenti, esprimono alla perfezione il dramma di questa assenza e la volontà di ricostruire un qualcosa di simile a quanto andato per sempre perduto. La sua performance d'altissima intensità emotiva e' il valore aggiunto della pellicola. La regia, forse un po' acerba, non aiuta ad esaltare un dramma che si sviluppa con i ritmi del thriller alla Chabrol, ma si tratta comunque di un'opera d'esordio di tutto rispetto per un'attrice colta e riservata che ha trovato senz'altro un'altra felice via di espressione alternativa alla recitazione in cui potersi cimentare.

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