Regia di Enzo D'Alò vedi scheda film
Pinocchio, solo un pretesto per parlar di me: infatti al terzo tentativo, dopo Toys 3, Madagascar 3, la mia famiglia a ranghi completi è riuscita per la prima volta ad assistere all’intera proiezione di un film! Grazie a dio Lumière, la sala per fortuna era vuota di conseguenza il secondogenito ha potuto liberamente correre per la sala ispirandosi più che al burattino di Collodi, al personaggio interpretato da Hanks, “corri Forrest corri” … Non poteva che essere Pinocchio, il titolo fortunato, essendo pure il mio di soprannome avendo anch’io problemi di lunghezza con il naso. Della serie omen nomen.
Ad onor del vero a me Pinocchio fa un poco incazzare pronto a farsi gabbare dal gatto e la volpe di turno o dal politico capace d’impersonare entrambi i ruoli. Del resto è più facile credere alle promesse di un facile arricchimento che dedicarsi ad un progresso frutto di un’opera all’insegna di laboriosità, etica ed onestà. Pensiamo sempre di essere noi italiani i più furbi, salvo poi essere costretto a riscattarci all’ultimo minuto con un sacrificio estremo. Pinocchio quale vero simbolo di un paese, l’Italia che come diceva Flaiano nel suo tricolore ha inscritto il motto “tengo famiglia”, sempre in attesa di una fata travestita da uomo della provvidenza che possa salvarla.
Circa il film, D’Alò ci riporta ai cari vecchi disegni animati della nostra infanzia, dove gli effetti speciali sono il racconto e la poesia dei colori. I personaggi più belli dal punto di vista artistico sono le istituzioni così lontane anche fisicamente dal cittadino (basti pensare alla figura del giudice) ed in particolare i carabinieri, come sempre rigorosamente in coppia.
il ruolo del cane!
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