Regia di Umberto Carteni vedi scheda film
L'insulsaggine all'ennesima potenza della commedia all'italiana si chiama Studio illegale, opera seconda di Umberto Carteni tratta dal romanzo di Federico Baccomo, che assembla un divo della tv (come già nel precedente Diverso da chi?) con qualche caratterista ai primi passi (Nocella, già coprotagonista nell'avatiano Il figlio più piccolo), una spruzzata di attori francesi di mezza tacca e un Ennio Fantastichini con un ghigno perennemente stampato sulla faccia. Proprio quest'ultimo, insieme al protagonista Fabio Volo, deve portare a termine un contratto delicatissimo tra una grossa azienda francese e un potentato arabo. Il cinico direttore dello studio legale (quando un suo sottoposto si suicida buttandosi dalla finestra, lui non fa una piega) vuole usare Andrea (Volo, appunto), playboy consumato, per "ammorbidire" la controparte di genere femminile (Felix). E invece… indovinate un po'?
Potrebbe essere la bruttissima copia di 10 in amore ma si tratta soltanto di un film appartenente al genere "Fabio Volo movies", monocorde come l'espressione da triglia del suo protagonista, senza neppure una battuta degna di questo nome.
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