Regia di Gian Vittorio Baldi vedi scheda film
Secondo lungometraggio a soggetto per il ravennate Baldi, cineasta piuttosto atipico che si divise equamente fra produzione (Porcile di Pasolini, Quattro notti di un sognatore di Bresson, Diario di una schizofrenica di Nelo Risi) e regia, servendosi quasi sempre di proprie sceneggiature, come accade anche in questo Fuoco!, e sempre rimanendo fedele a un'idea di cinema civile e colmo di riflessione sociale come i titoli sopra citati facilmente attestano. In questo film il regista sfoga la repressione della 'gente comune', dei piccoli proletari provinciali stressati, sfruttati, esasperati, nel personaggio di Mario: uomo apparentemente sano di mente, ma capace di andare fino in fondo al proprio delirio distruttivo nel segno di una sorta di vendetta psicologica compiuta attraverso uno strumento-simbolo quale l'arma da fuoco. La maniera in cui il protagonista (un bravo Mario Bagnato, che qui esordisce come attore e che curiosamente proseguirà la sua carriera nel cinema come operatore di macchina) custodisce, accarezza il suo fucile e confida in esso è emblematica di un rapporto quasi famigliare e di reciproca dipendenza: se l'arma necessita una mano umana per poter esplodere i colpi, l'uomo ha altrettanto bisogno dell'arma per dare vita alla sua troppo a lungo negata reazione. Baldi non offre spiegazioni e ciò aumenta il fascino dell'opera; ma non è in grado di conferire ritmo e tensione sufficienti a mantenere vivo l'interesse dello spettatore per tutti e novanta i minuti della pellicola, rallentando e diluendo la narrazione tramite lunghissime silenti sequenze, per lo più ambientate all'interno dell'appartamento del protagonista. Giusta scelta il 'misero' bianco e nero di Ugo Piccone, peraltro quell'anno anche a fianco di Bernardo Bertolucci per Partner / Il sosia. 5,5/10.
Mario, disoccupato sulla quarantina, terrorizza il paesino laziale in cui vive sparando all'impazzata durante una processione religiosa. Si barrica in casa con moglie e figlio e rifiuta di dare spiegazioni sull'accaduto, e tantomeno di consegnarsi alle forze dell'ordine. Si arrenderà solamente dopo aver compiuto un ultimo gesto di follia.
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