Regia di Franklin J. Schaffner vedi scheda film
Basato sull'omonimo romanzo autobiografico del detenuto francese Henri Charrière, il film unisce la tensione emotiva del dramma carcerario al gusto per l'avventura dei tentativi di evasione. Per buona parte della sua lunga durata l'opera riesce a mantenere alto l'interesse e il coinvolgimento, pur con qualche momento di stanca e calo di ritmo. Motivo del suo successo (e ragione per la quale certamente si guadagna la visione) è ovviamente la presenza dei due nomi altisonanti nei ruoli principali, che non hanno bisogno di alcuna presentazione.
A Steve McQueen (Henri "Papillon" Charrière) deve essere riconosciuta l'innegabile prova di straordinaria forza e carattere, d'impatto ancor più importante nelle crude scene di prigionia in solitario isolamento. Dustin Hoffman (Louis Dega), del resto, si "limita" a ricorrere al suo personale talento d'attore, capace come pochi di entrare fisicamente nella parte e di restituire un'alta empatia di sentimenti. Assistere alle loro interazioni, con la loro presenza scenica tale da bucare lo schermo, è già appagante a priori.
Buono l'insieme nel suo complesso, per fattura nelle ambientazioni e nelle scenografie, così come per i contenuti, affrontati in maniera semplice e diretta, soprattutto mediante l'efficacia delle immagini, ma affidandosi pure ai dialoghi, nella concretezza di questo umano ritratto.
Papillon, condannato per un omicidio non commesso, e Louis Degas, falsario arcinoto, vengono deportati nel famigerato penitenziario della Guyana Francese insieme ad altri forzati. Già prima di giungere al penitenziario di St. Laurent, Papillon avvicina Degas, piuttosto fornito di denaro, per proporgli la propria protezione, che l'altro accetta non appena si avvede dei rischi che corre. L'amicizia tra i due in seguito si stringe e sfocia in una prima fuga di Papillon, che finisce in isolamento per due anni. Sopravvissuto ai tormenti, l'ergastolano ritrova Degas abbastanza sistemato e ne approfitta per organizzare una seconda fuga...
Tradotta più in silenzi che in musica. Il parsimonioso lavoro di Jerry Goldsmith è comunque funzionale.
Avrei evitato certe lungaggini, per esempio tagliando la permanenza nel villaggio degli indigeni.
Trae un preciso vantaggio dai due attori nel ruolo di protagonisti, lasciando sgorgare da sé la narrazione.
Colpisce con la sua incisiva e vissuta interpretazione di Henri "Papillon" Charrière, di sconvolgente realismo.
Nei panni di Louis Dega sfoggia la sua notoria padronanza di mimica nel volto e nel corpo. Un grande.
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