Regia di Rich Moore vedi scheda film
Il nome è la didascalia della sua funzione. Ralph Spaccatutto è un omaccione con le mani vistosamente più grosse della testa: nel videogame Felix Aggiustatutto distrugge un palazzo perché il mite protagonista possa rimetterlo in sesto. I giovani avventori della sala giochi impersonano l’omino dal tocco riparatore: Ralph è mosso dalla coscienza del sistema, dove lui è (il) cattivo. Chi rompe paga, dicono, ma il 52esimo classico Disney rompe l’ingranaggio “uomo entra nel gioco” per irrorare di umanità le sue creature pixelate. Non ha bisogno di uno specchio d’anima e carne, Ralph Spaccatutto, perché con le sue abnormi dita legnose abbraccia lo spettro sentimentale dall’invidia alla compassione. Rich Moore lo ha fatto a immagine e somiglianza di un’umana inadeguatezza: costruire legami è impraticabile, se sei programmato come una ruspa. Tra un omaggio all’immaginario vintage, una concitata incursione nei moderni sparatutto e una corsa di kart su burtoniane piste caramellate, la distanza tra cinema e (miniatura della) vita si accorcia sotto i nostri occhi. E se ogni vita è resettabile soltanto tra le maglie per cui è stata pensata («Se muori fuori dal tuo gioco non ti rigeneri»), riavviare il gioco/mondo è impresa da antieroi. Così la piccola e cocciuta Vanellope, scherzo della progettazione/natura, ne è l’errore riparatore: la (dis)funzione salvifica in un sistema prodigo di ruoli e avido di caratteri.
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