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Il papavero è anche un fiore

Regia di Terence Young vedi scheda film

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La recensione su Il papavero è anche un fiore

di maso
3 stelle

 

Lo spunto per la realizzazione di questo film è una sceneggiatura incompleta di Ian Fleming finita nelle mani di Terence Young, ossia il regista di tre Bond movies tratti da i romanzi del papà di 007 per cui ci si potrebbe aspettare una spy story di livello visto anche il cast di grandi attori coinvolti.

Niente di più sbagliato se non il film stesso che risulta un pastrocchio arduo da seguire oltre che incapace di divertire.

La scrittura è tremenda non solo per l'affastellarsi degli eventi raccontati senza un filo logico ma soprattutto per l'introduzione dei personaggi senza un minimo di preambolo molti dei quali escono dal film tanto velocemente da risultare irrilevanti: Yul Brinner, Marcello Mastroianni e Omar Shariff sono mal posti nei loro panni e recitano pure molto male, altro difetto enorme del film, si osservi Santa Berger tossicodipendente niente affatto convincente.

Il film infatti campeggia ambizioni di propaganda antidroga ma fallisce anche in questo intento, parla in pratica di due agenti segreti intenti a rintracciare una partita d'oppio marcata radioattiva per facilitarne la localizzazione con i contatori geiger da un loro collega precedentemente ucciso in Iran mentre era in servizio.

Giunti in loco gli agenti Lincoln e Coley rintracciano la partita che li condurrà fino a Napoli e Marsiglia sulle tracce dei mercanti della droga pronti a diffonderla in Europa.

I protagonisti sono queste due spie che hanno il volto attempato di Trevor Howard e quello un pò spaesato di E.G. Marshall, noto per essere uno dei giurati nel classico "Twelve angry man", gli unici due a rendere una performance accettabile oltre ad una fattissima Rita Heyworth che compare brevemente nella convulsa scena finale sul treno che porta i trafficanti a Lione: Young cerca di ripetere i risultati di "From Russia with love" con tre corpo a corpo che coinvolgono E.G. Marshall, uno dei quali lo vede scontrarsi con Harold Sakata fotocopiato da "007 Missione Goldfinger" identico ad Odd Job se non per il fatto che non è più muto: Marshall non è Connery ma oltre a questo tutta la sequenza che chiude il film è degna del film stesso fra accelerazioni inappropriate e macchinose accompagnate da un infelice montaggio e inquadrature piattissime a suggello di un pessimo lavoro in cui scrittura, fotografia e regia sono davvero brutte e sembrano favorire la prova attoriale scarsissima della maggior parte dei nomi noti coinvolti fra i quali almeno Angie Dickinson è sempre un bel vedere.

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