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C'era una volta a New York

Regia di James Gray vedi scheda film

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La recensione su C'era una volta a New York

di michemar
7 stelle

Voti positivi sulla fiducia o sulla carta, quando i nomi del cast tecnico e artistico sono altisonanti, è sempre sbagliato darli. Soprattutto quando poi si rimane delusi. Il matrimonio artistico tra James Gray e Joaquin Phoenix ha fino adesso portato risultati davvero eclatanti e per giunta in crescendo, se pensiamo che da The yards siamo transitati all’ottimo I padroni della notte per arrivare, prima di quest’ultimo, all’eccellente Two lovers, caratterizzati tutti da storie ambientati nella metropoli natale del regista, New York. Anche se questi film hanno in comune la connotazione drammatica, sono però appartenenti a generi diversi: noir, poliziesco, sentimentale.

 

The immigrant ci immerge immediatamente nell’atmosfera lugubre ma piena di speranza di Ellis Island, isolotto alla foce dell’Hudson che accoglie il fiume di gente che scappa dall’Europa per fame e guerra. La fotografia, quella del celebre e premiato Darius Khondji (già nel cast di Seven, Midnight in Paris, Amour giusto per intenderci) costruita da colori forti e cupi, riesce a farci entrare nell’animo e nella mente di queste migliaia e migliaia di persone che sperano, credono di aver lasciato il peggio dietro le spalle anche se sanno che dovranno superare momenti ancora difficili. Ma prima di tutto devono superare la verifica dei severi - e corruttibili - poliziotti (argomento che si ripete nelle storie di Gray: i suoi cops sono spesso eroi o prezzemolati) ed è qui che le sorelle Ewa e Magda vengono divise perché la seconda è affetta da tubercolosi. Come farà la prima a cavarsela da sola nella terra della libertà promessa lo sa solo un furbacchione di nome Bruno Weiss, che ha le conoscenze giuste e che per campare adocchia belle ragazze, meglio se sbandate, per utilizzarle nella sua strampalata compagnia di spettacoli per soli uomini ed eventualmente sfruttarle per prestazioni meno artistiche. Chiaro che, nonostante le speranze della cattolica ma bisognosa Ewa, le future vicissitudini non saranno rosee.

 

Quindi le premesse per un film di livello c’erano tutte ma qualcosa a mio parere non ha funzionato a dovere, per lo meno per dare quel risultato che appunto ci si attendeva dal binomio Gray/Phoenix a cui va aggiunto il nome di un’attrice le cui aspettative sono molto alte in questi anni: Marion Cotillard. Il film parte molto bene, la storia si dipana con la giusta drammaticità poi purtroppo ha dei momenti di stanca e si appiattisce. Lacrime, frasi ad effetto, lui lei e l’altro, sono elementi che mi hanno fatto venire in mente quando da ragazzino vedevo le donne leggere con avidità i mitici “fotoromanzi”, novelle melodrammatiche raccontate da foto e fumetti di frasi sulla testa di attori e attrici da posa. Ecco, appunto il film prende una piega troppo mélo per doversi tenere nei binari severi ma semplici di un racconto drammatico. Rivediamo la classica situazione della povera, bella e sfortunata ragazza che non vuole ma deve prostituirsi e arriva il cavaliere bianco che ti vuole salvare ma il destino atroce la aspetta per far saltare i piani e quindi il cattivo, che come sempre in fondo in fondo ti vuole bene, riprende il comando e soprattutto il “possesso” della donna. Ci manca solo la soluzione positiva e commovente. Che arriverà.

 

Il sussulto positivo è, manco a dirlo, la prestazione del superlativo Joaquin Phoenix, che specialmente nel finale agitato e tragico dà una prova delle sue immense possibilità di recitazione e dà una lezione al resto della troupe di attori, che peraltro non sono mai stati al suo livello. Anche la notevole Marion Cotillard non va oltre il suo compitino, come Jeremy Renner a suo agio nei facili panni del classico “rivale”. Sicuramente dopo un film come Two lovers mi attendevo di più, anche perché la stampa specializzata lo aveva preannunciato come un capolavoro atteso. La mia semplice sufficienza data come voto è sicuramente riduttiva, ma dovuta alle pretese di qualità che ho verso James Gray: nelle altre pellicole ci ha abituati a colpi di scena rimarchevoli, stavolta la storia si dipana su un canone prevedibile.

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