Regia di James Gray vedi scheda film
Una fotografia sontuosa e un terzetto di attori protagonisti che danno quanto di meglio di loro stessi (non è poco, visti i nomi) non bastano, a mio parere, a far decollare un film dalla sceneggiatura pastrocchiata e confusa, che non sa bene cosa dover raccontare: “I Migranti” del titolo originale? (che Dio perdoni chi l’ha voluto distribuire in Italia col titolo “C’era una Volta qui e là....”); l’amore? (l’amore carnale? quello fraterno? quello universale? quello di Dio? Boh...); il moralismo bacchettone classicamente ipocrita e corrotto nella solita polizia connivente tanto quanto nelle pieghe di una familiarità distorta e lontana che non si approccia mai con i desiderata degli eroi e delle eroine?
E ancora: a terra restano legati e senza ali le caratterizzazioni del suddetto, encomiabile terzetto: come ama Bruno? Perché Ewa non reagisce mai (a mala pena e a maggior discredito della sceneggiatura nel rito della Candelora in cui si accosta al confessionale...)? Cosa fa il Mago Orlando di concreto per entrare nella storia, tolto il posticcio intento di farlo uscire (dalla stessa) cadavere quando il tempo del film ormai stringe? E i personaggi collaterali? La Belva (e il Branco di ballerine), la sorella di Ewa, la zia... tutti elementi buttati allo sbaraglio senza né cuore né anima, senza costrutto, appena appena con un filo logico che però si dipana pigro e indolente nel raccontare una storia che non è bella, non è brutta, non dice niente che valga la pena di ricordare.
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