Regia di Chan-wook Park vedi scheda film
Dal regista coreano -in trasferta americana- della "trilogia della vendetta", un tragico e doloroso dramma di un "interno". Il germoglio della perversione talvolta è insito nel DNA, pronto a dare i suoi (marci) frutti alla prima rivelazione. Un cast da urlo ed un regista al suo massimo per un thriller non originale ma solidamente costruito.
India (Mia Wasikowska), appena raggiunta la maggiore età, rimane senza padre a causa di un incidente stradale dagli oscuri risvolti. Addolorata per la perdita e di carattere introverso, si isola sempre più, evitando di socializzare con i compagni di scuola. Persino l'improvvisa comparsa dello zio Charlie (Matthew Goode), ospite non gradito, sembra contribuire a peggiorare la sua condizione psicologica. Soprattutto quando nota che l'ancora piacente mamma Evelyn (Nicole Kidman) sembra provare una forte attrazione per il cognato.
"Mi chiedo spesso qual è il reale motivo che ci spinge a fare dei figli. E la conclusione alla quale sono arrivata è che a un certo punto delle nostre vite ci rendiamo conto che le cose sono andate a puttane in modo irreparabile. E così decidiamo di ricominciare da capo. Di ripartire da zero. Un nuovo inizio. E facciamo dei figli. Piccole copie carbone alle quali dire: 'Tu farai quello che io non ho potuto fare. Tu avrai successo là dove io ho fallito.' Perché vogliamo qualcuno che faccia la cosa giusta, questa volta." (Evelyn / Nicole Kidman)
Celebre per la precedente (e discordante) "trilogia della vendetta", il cineasta coreano Park Chan-wook si trova ingaggiato nientemeno che da Ridley Scott (il regista del mitico Alien) in una produzione americana. E gira il suo primo film in trasferta, forte di un gruppo d'attori decisamente in parte (qualche riserva sul reparto maschile, soprattutto sul rigido e poco convincente Matthew Goode). La sceneggiatura non brilla per originalità, tantomeno per un intreccio criminale (tutto tra pareti domestiche) più surreale che verosimile. Ma questo Stoker ha potuto contare sul genio creativo del regista orientale, in grado di girare con grande stile. Oltre alle perfette e sinuose carrellate in sopraelevazione, si notano le dissolvenze (queste sì davvero originali!) tipo quella che passa -senza soluzione di continuità- dal fiume di cappelli ondulati della Kidman ad un campo, animato da erba in movimento. Mentre la (mas)turbata adolescente (che ha il viso angelico/arrapante di Wasikowska) rapisce l'attenzione riuscendo ad eccitare con le sole espressioni goderecce del volto.
Due sono i momenti hot: quando immagina di suonare il pianoforte al fianco dello zio e ha un evidente orgasmo multiplo (without touching herself); quando, dopo avere assistito in modalità ravvicinata allo strangolamento (con osso del collo fiaccato) del compagno di scuola, ripensandoci si tocca mentre si lava sotto alla doccia. Ed è, la mentalità contorta di una "vergine" neomaggiorenne, quella che tende a indurre Stoker in direzione estrema, verso derive malate e insane. Più del folle parente (ma la pazzia non è forse -talvolta- anche di origine genetica?) è l'evidente scoperta dell'istinto da predatore a rendere pericolosa e ormai incline al (piacere del) delitto la sensuale (ma frigida) India. Qual è stata la molla che la porta a provare godimento nel compiere l'omicidio? L'evidente cedimento della madre Evelyn (la sempre bella -per non dire bellissima- e brava Kidman), disposta a calare, senza alcun senso di colpa, la sottana in tempo di lutto? Lo scoprire l'atto delittuoso commesso dallo zio? O forse il mostro che giaceva dentro di lei sarebbe comunque emerso, magari evocato, risvegliato, attratto da un qualunque banale pretesto? In Stoker si muovono, sottopelle di India, istinti macabri e distruttivi che contrastano -prima ancora che con il sesso femminile- con l'età (sempre più spesso difficile) dell'adolescenza.
"A volte devi fare qualcosa di male, per impedirti di fare peggio." (India si pronuncia sul perché pratica la caccia)
Curiosità
Mentre Charlie seduce Evelyn, con calice di vino pregiato in mano, India spia da dietro una finestra. Nel salotto si diffonde il sensuale motivo musicale, a due voci, Summer wine (di Ville Valo e Natalia Avelon). È uno dei momenti più coinvolgenti del film.
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