Regia di Chan-wook Park vedi scheda film
la complessità del regista coreano al servizio di sua maestà hollywood con tanto di parterre di star. torrido e morboso quanto basta e anche sinuoso e insinuante giusto per arrivare alla fine dell'ora e quaranta con curiosità. innanzitutto la confezione è impeccabile. fotogafia e costumi sopra tutti. la star in ascesa mia wasikowska brava sino all'imbarazzo con capello lungo nero un pò alla samara di "the ring" che rifugge contatti fisici materni e simpatie dei compagni di liceo, salvo poi ansimare e frinire come una cicala in estasi amorosa, quando lo zietto matthew goode la circonda con il braccio per suonare in contorsione un brano al pianoforte. la vecchia carampana del terzetto, nicole kidman in perenne ed estenuante bilico di bollitura tra l'arte del suo periodo migliore e la cialtroneria del periodo in cui rimbecillì dietro alla chirurugia "estetica" che comunque l'ha deturpata dagli occhi al mento, fa spazio agli altri due in questa danza tra il serio ed il faceto. questo hitchcock allienato monta piano salvo poi esplodere dalla metà alla fine, sfruttando tutti i topoi e i clichés del genere. il verbo alla "dexter", dare sfogo minimo alla violenza per non fare di peggio, vale fino a quando mia wasikowska ha l'affetto del genitore, quando questo viene a mancare non ci sono più barriere. park pare a suo agio e si riconosce la sua impronta nell'omicidio di ehrenreich particolarmente violento e sadicamente insistito. goode e la kidman si sperticano in sorrisini e occhiate e fanno degnamente il loro mestiere, ma è sulla wasikowska che si concentra l'attenzione di regista e spettatore. bravissima in ogni singolo fotogramma, sino alla sua trasformazione in falena coi tacchi, gonna svolazzante, camicia di seta e cintura del padre.
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