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Stoker

Regia di Chan-wook Park vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Stoker

di will kane
8 stelle

Prima trasferta americana per il coreano Chan-Wook Park,uno dei cineasti più in vista della ormai solida ondata di uomini di cinema del paese diviso in due,non è stato il successo di pubblico che forse i produttori si aspettavano,ma "Stoker" ha interessato eccome la critica e molti appassionati della Settima Arte.Apparentemente il titolo è fuorviante,perchè l'unica attinenza,sembrerebbe,tra l'autore del romanzo con il più famoso vampiro di sempre (Bram,naturalmente,narratore delle malefiche gesta di Dracula) e la famiglia di appartenenza della ragazza protagonista è il cognome Stoker,appunto,ma è sangue ciò che lega,e quel che vi scorre dentro,compresa una natura predatoria e omicida.Dopo la morte del capofamiglia,nella casa della moglie e della figlia giunge il fratello di papà,che intriga sia cognata che nipote,con i suoi modi distanti,eleganti,il suo vestire sobrio e classico,e il triangolo platonico che si instaura può portare a uno sviluppo tragico,ma non nella maniera in cui ci si aspetterebbe:perchè chi può disturbare il nuovo status familiare viene fatto sparire,e in maniera che non si avverta tantissimo il trauma.Girato con una padronanza della macchina da presa quasi geometrica,"Stoker" ha forse il limite di apparire troppo compiaciuto,con una regia consapevole dei propri notevoli mezzi e forse anche troppo dedita a inquadrature magnifiche,con un ritmo mai accelerato,che tuttavia non manca mai di alimentare il sordo senso di minaccia che incombe sulla visione.Lo spettatore fin dall'inizio avverte che c'è qualcosa di malato,che una violenza latitante,ma pronta a invadere la scena è presente,e l'inizio quasi estatico rimanda al finale,che fa vedere la stessa sequenza,da tutta un'altra prospettiva,che sottolinea la sinistra relatività del punto di vista.Se Mia Wasikowska è ormai una delle giovani rampanti più in forma a Hollywood,fa piacere rivedere a livelli notevoli Nicole Kidman,e l'ambiguissimo Matthew Goode dà al proprio ruolo i riflessi necessari a lasciare il pubblico sospeso fino all'evidenza dei suoi gesti.Un thriller drammatico interessante,qua e là fine a se stesso,ma di un magnetismo non comune.

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