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Gli infedeli

Regia di Emmanuelle Bercot, Fred Cavayé, Alexandre Courtes, Jean Dujardin, Michel Hazanavicius, Eric Lartigau, Gilles Lellouche vedi scheda film

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La recensione su Gli infedeli

di supadany
4 stelle

Commedia francese, corale e diretta a più mani, molto greve nei modi e che viste le personalità coinvolte lascia quanto meno perplessi fin dalla sua genesi.

Vedere cotanti registi di tutto rispetto susseguirsi alla direzione, tra gli altri gente come Fred Cavaye, Michel Hazanavicius ed Eric Lartigau, di episodi che tendono a ripetere se stessi, lascia come minimo un po’ spaesati.

Come da titolo, si sviscera il tema dell’infedeltà al maschile, quasi sempre con profilo comico, tra perversioni, tanto sesso, trucchetti di bassa lega, cattiverie ed anche qualche inaspettata sorpresa (che comunque arriva talmente tardi, è proprio il finale, da lasciare ancora più interdetti).

 

 

Protagonisti assoluti Jean Dujardin e Gilles Lellouche, due attori che negli ultimi anni si sono fatti conoscere ed apprezzare anche al di là dei confini francesi (questo vale soprattutto per il primo).

Purtroppo il possibile charme dei due risulta volutamente vanificato dopo i primi minuti (che invece fanno intravedere altre possibilità); in ogni caso ci sarebbe stato un fattore “fascino” da sfruttare ed invece le tante figure di uomini che vediamo, saranno pure diverse per alcuni aspetti tra loro, ma danno luogo ad un universo uniforme di personalità tristi, che lo siano per natura (chi cerca in ogni modo una scappatella che non trova nemmeno con la più brutta del gruppo) o per eccessiva esuberanza, che li porta ad una solitudine affettiva.

Ed anche la figura femminile non se la passa poi molto meglio; solo il personaggio di Sandrine Kimberlain trova un suo peso effettivo all’interno dell’episodio forse più divertente che la vede gestire un gruppo di “malati di sesso” con voglia zero di ravvedersi sul serio.

Francamente così è difficile trovare appigli per dare un senso particolare a tutto l’insieme, tra episodi di una quindicina di minuti cadauno ed “instant gag” di un paio di minuti a riempire gli spazi, quasi siparietti condensanti che a volte strappano anche un sorriso, ma sempre a denti strettissimi.

Insomma, se qualche momento divertente fa anche capolino, rimane un dubbio grande come un macigno (leggesi come “enorme”) sulla qualità dell’operazione che trova per lo più direttrici miserrime che non rendono giustizia a due interpreti che possono tranquillamente figurare come “carogne”, ma che avevano ben altre da qualità da sfruttare, anche per fornire un quadro d’insieme più congruo.

A serio rischio detestabilità.

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