Regia di Emmanuelle Bercot, Fred Cavayé, Alexandre Courtes, Jean Dujardin, Michel Hazanavicius, Eric Lartigau, Gilles Lellouche vedi scheda film
Nessuno dei candidati 2012 all’Eliseo avrebbe citato mai Gli infedeli perché politicamente scorretto. Misogino a partire dalle sue due affiche, con i protagonisti Gilles Lellouche e Jean Dujardin uno di fronte a una fanciulla inginocchiata e l’altro tra le gambe di una donna parimenti a- nonima. In effetti il film pare una goliardata da spogliatoio, il ritrovo di vecchi amici dopo la partita di calcetto, secondo il più classico cliché. Sette episodi per sette registi più un prologo e un epilogo (Las Vegas) dedicati ai luoghi comuni sugli uomini infedeli, con al centro due erotomani interpretati da Lellouche e Dujardin, anche sceneggiatori, in cerca di una chiosa morale che giustifichi la loro poligamia. La recherche troverà una sintesi bislacca, più da commedia scollacciata che da pochade, ma in mezzo si dipanano le vicende di altri libertini, uno dei quali, bonjour finesse, vittima di un caso di “penis captivus” con l’amante. Turandosi il naso alcune cose funzionano: l’episodio La question, il solo realizzato da una donna (Emmanuelle Bercot), con Dujardin e Alexandra Lamy, è interessante perché i due sono compagni anche nella vita, e non si può negare una certa vis comica in alcune situazioni. Ma la beceraggine per épater le bourgeois rende l’operazione discutibile. Jan Kounen ha realizzato un ottavo episodio erotico tagliato al montaggio.
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