Trama
Sette registi realizzano sei differenti episodi per esplorare i trionfi e gli insuccessi, le glorie e i tonfi impietosi derivanti dall'infedeltà maschile, vista in tutte le sue differenti, divertenti, disperate e assurde varietà. Per gli uomini protagonisti, tutti ormai sulla strada della mezza età, ogni occasione è buona per lasciarsi guidare dall'istinto e perseguire la ricerca del piacere, da una conferenza in un albergo di provincia a una piccola clinica per sessodipendenti, da una discoteca parigina ai locali della scintillante Las Vegas.
Approfondimento
AMICI, SI GIRA!
L'idea di realizzare un film a episodi sull'infedeltà è venuta a Jean Dujardin, preoccupato che il successo riscosso da The Artist in giro per i Festival e con il pubblico potesse imprigionarlo in un ruolo del quale sarebbe stato difficile liberarsi. Mentre la forma episodica era stata decisa per colmare il desiderio di girare delle scenette, il tema è arrivato la sera in cui ha sentito il racconto di un uomo che, per celare la scappatella alla moglie e trovarsi una valida prova per spiegare la sua assenza, è uscito di casa recandosi a un cinema, facendo il biglietto e spegnendo il telefono prima di concedersi un paio d'ore di svago in compagnia dell'amante. Anche il titolo è ricollegabile a Dujardin e nasce da una svista: nel guardare da lontano la copertina dell'edizione francese del dvd di The Departed di Martin Scorsese, anziché leggere Les infiltrés, l'attore lesse Les infidèles, trovando immediatamente un collegamento con il film che aveva in mente. La mossa successiva è stata quella di proporre il soggetto a Gilles Lellouche, ricordandosi delle infinite volte in cui avevano parlato della possibilità di girare qualcosa insieme, in modo da poter condividere sul set sia le loro visioni artistiche sia la loro amicizia, come ricorda lo stesso Dujardin, sottolineando come ciò gli abbia permesso di vivere una straordinaria avventura sul piano umano e su quello professionale, fatta di condivisioni degli stessi punti di vista e di rispetto reciproco per le idee altrui.
Nello scegliere tra gli innumerevoli e variegati episodi che avrebbero potuto realizzare, Dujardin e Lellouche hanno scelto quelli di carattere universale che potrebbero accadere a uomini di ogni razza o età, senza distinzioni di classi sociali, catapultati in situazioni da sogno o da incubo. Su 30 differenti possibili cortometraggi, la scelta è caduta su quelli che come unico denominatore comune presentavano contesti genuini ma umoristici che spesso virano verso il patetico o il grottesco, in cui gli eroi spesso non sono altro che degli idioti.
Pur essendo ad episodi, il film presenta una certa continuità narrativa dovuta alla precisa volontà di far incrociare le singole storie: ogni segmento finisce proprio dove inizia l'altro e solo nel montaggio finale si è scelto che ordine dargli, creando uno scenario diverso dal solito, pieno di inventiva e vivacità in cui ogni episodio è interscambiabile con l'altro, senza che venga a perdersi lo spirito finale. L'obiettivo principale non era quello di scandalizzare lo spettatore, semmai era quello di proporre situazioni divertenti e sovversive che messe insieme lo spingono a reagire e a sorridere, tanto che Lellouche ha avuto sempre in mente la libertà irriverente dei film di Blier o dei Mostri di Dino Risi. Il raggiungimento del risultato finale è però connesso anche al lavoro meticoloso fatto durante la fase di preparazione in cui ogni regista è stato lasciato libero di scegliere l'episodio a lui più congeniale per tematica e trattamento, anche se Michel Hazanavicius e Fred Cavayé sono stati contattati esplicitamente per La buona coscienza e Prologo, mentre gli altri corti si sono adattati da soli ai loro realizzatori. Stabiliti come interpreti fissi Dujardin e Lellouche, che in panni diversi attraversano tutte le storie (caratteristiche anche di altri attori che recitano in più di un episodio), quest'ultimo si è lasciato la regia dell'episodio Las Vegas mentre la sensibilità e l'intelligenza di Emmanuelle Bercot, unica presenza femminile in un cast di registi tutti uomini e reduce dal lavoro fatto per Polisse, erano perfetti per La questione, tutti i lavori di Eric Lartigau sulle solitudini umane e sociali ben si adattavano al clima diLolita e l'esperienza nel campo dei videoclip musicali è stata la chiave vincente di Alex Courtes, il cui forte impatto visivo ha caratterizzato al meglio Infedeli anonimi.
Note
Turandosi il naso alcune cose funzionano: l’episodio La question, il solo realizzato da una donna (Emmanuelle Bercot), con Dujardin e Alexandra Lamy, è interessante perché i due sono compagni anche nella vita, e non si può negare una certa vis comica in alcune situazioni. Ma la beceraggine per épater le bourgeois rende l’operazione discutibile.
Trailer
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Commenti (3) vedi tutti
Un film onestamente poco riuscito. Qualche episodio è divertente, altri davvero si trascinano noiosamente.
commento di Falco00Allegre Storie Francesi (ma non solo ...) !!!
leggi la recensione completa di chribio1indeciso tra tre e quattro stelle, ne ho date quattro perchè ci son alcune trovate brillanti che mi han molto divertito( e nei film attuali è cosa rara), soprattutto in alcuni episodi. Film anche molto "piccante". Promosso
commento di mozambico