Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
Scriviamo queste righe poche ore dopo la scomparsa del generale Jaruzelski, che da capo del governo polacco fu il più convinto antagonista del movimento sindacale Solidarnodsc guidato dall’elettricista Lech Walesa. Uomo controverso il generale decorato recentemente da Putin, che ha però sempre sostenuto di avere salvato la Polonia in tumulto dall’invasione sovietica. Un dubbio sul suo reale intento politico che l’opera di Andrzej Wajda non scioglie, né intende mettere al centro dell’attenzione. Jaruzelski fu l’emblema della repressione, mentre la doppia tenaglia Solidarnosc-papa Wojtyla liberò la Polonia e infine il mondo dal socialismo reale. Questa la tesi del film. Non nuova, ovviamente, e declinata secondo i criteri del biopic didattico, dove tutto è affidato alla fedele ricostruzione storica del contesto, alla capacità mimetica degli attori (piuttosto impressionanti le somiglianze con gli “originali”) con un andamento narrativo orizzontale che pure senza accezione negativa può essere considerato televisivo. Il solo espediente retorico nella scelta intrigante di fare dell’intervista di Oriana Fallaci (Maria Rosaria Omaggio) all’”uomo di ferro” di Solidarnosc il filo conduttore della storia. Quella di Wajda nei confronti di Walesa è una simpatia intellettuale e umana nota, certo significativa se si pensa al ruolo del regista nella politica culturale del proprio paese, ma il rischio agiografia è dietro l’angolo.
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