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Une bouteille à la mer

Regia di Thierry Binisti vedi scheda film

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La recensione su Une bouteille à la mer

di leporello
6 stelle

Comunicare: dal messaggio nella bottiglia (forse il più enfatico e favolistico dei metodi, incerto per antonomasia) alla posta elettronica (rapida e precisa, ultramoderna ed infallibile), è quanto desiderano fare Tal e Naim. La prima è una giovane di origine francese e di religione ebraica, trasferitasi a Gerusalemme con la famiglia. Il secondo è un ragazzo palestinese sveglio e desideroso di conoscere il mondo, richiuso com’è da quand’è nato in quella grande prigione a cielo aperto che è la Striscia di Gaza. Lo fa cercando di imparare il francese, a dispetto e contrariamente ai “puristi” suoi conterranei, sostenuto però dalla famiglia. E’ proprio Naim a raccogliere il messaggio nella bottiglia lanciata da Tal, e tra “Miss Peace” e “Gazaman” nasce una frequentazione ed un’amicizia che definire virtuale è quantomeno approssimativo.
E’ un film che narra, nel suo iper-testo, l’aspirazione a capirsi e ad accettarsi, con i due giovani costantemente protesi verso quell’incontro che corrisponde, nel bel finale, all’unico momento in cui la piatta e manierata regia (che rende il film sostanzialmente noiosetto) trova il guizzo appropriato, sufficiente da solo a rendere comunque interessante la visione.

Bravi i due ragazzi. E doveroso accenno alla sempre bravissima e sempre affascinante Hiam Abbas nel piccolo ruolo della madre di Naim.

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