Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Intorno alla stanza d’ospedale di Eluana Englaro, nelle sue ultime ore, si svolgono le vicende di una variegata umanità: un senatore e sua figlia, un medico, una tossicodipendente, un’ex attrice. Film convulso, sopra le righe, che sa rendere nel modo migliore il clima di isteria collettiva di quei giorni; persino molto divertente, a tratti (es. il delirante discorso di Herlitzka al bagno turco sui parlamentari). Chi si aspetta un’opera a tesi resterà deluso: sarebbe stato troppo facile per Bellocchio realizzare un pamphlet pro eutanasia; del resto il grottesco era già nelle cose, bastava mostrarle senza aggiungere nulla: compito opportunamente affidato alla tv, dove sfila il carnevale mediatico messo in piedi da politici, giornalisti e attivisti di ambo le parti. Perciò non vengono dati giudizi espliciti, non c’è nessuna contrapposizione ideologica fra chi per amore ha staccato la spina e chi per amore ha deciso di passare la vita nell’attesa di un miracolo. Le storie non sono sempre legate tra loro e non necessariamente hanno una morale, anzi tendono all’incompiutezza: c’è chi prepara un discorso memorabile che poi non ha l’occasione di pronunciare, chi si innamora all’improvviso di una persona che sparisce subito dopo, chi si estranea dal mondo al punto da non volersi più guardare allo specchio. E dopo tanto chiasso arriva un finale senza parole, miracolosamente pacificato: fra buttarsi o non buttarsi giù dalla finestra, in fondo, la scelta non è così difficile.
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