Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Bellocchio se la cava ancora, "Vincere" non era stato per niente male, ma adesso sposta l'attenzione su un nuovo periodo storico, e sullo scottante tema dell'eutanasia. Non si contano sulla punta delle dita gli innumerevoli film che sbraitano disperati sul triste destino dei malati in coma, ma qui la disperazione è sotterranea e tanta vitalità, forse..troppa. Come dire, il quadro che cerca di dare il regista italiano è troppo variabile, cangiante, frammentato, vuole tenere conto di troppo, e alcune storie funzionano (quella di Isabelle Huppert), altre di meno (quella di Maya Sansa), e tra riscatti, innamoramenti, perdoni e morti, il quadro che ne rimane dà la sensazione della lancinante e drammatica consapevolezza di quanto il mondo sia confuso. Che ci sia qualcos'altro in ogni singola storia, non ci è dato sapere, perché si annacqua tutto in un vortice di storie dal punto di vista prettamente narrativo ben giostrate, ma che non soddisfano del tutto. "La grande bellezza", di recente, ci ha visto meglio sull'Italia di oggi, senza ambiguità.
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