Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Penso che Bellocchio abbia scelto la strada giusta per raccontare l'Italia (che è sicuramente una bella addormentata) nei giorni in cui si è consumato lo psicodramma nazionale legato alla fine delle sofferenze di una povera ragazza in coma da diciassette anni. Ha scelto una strada obliqua, che lascia la tragedia personale e familiare di Eluana e Beppino Englaro sullo sfondo, per raccontare i piccoli e grandi drammi di nostri concittadini che si muovono su un palcoscenico, sul quale ciascuno si è sentito in diritto di dire la propria riguardo a un fatto così intimo e privato come quello che la terminologia moderna definisce "il fine vita". Credo, però, che Bellocchio non l'abbia percorsa bene, la strada scelta, sbandando qua e là, su qualche personaggio non necessario, che sembra messo lì per riempire i vuoti della sceneggiatura o per offrire un ventaglio più ampio di casistica sul (ancora) fine vita. Il personaggio di Maya Sansa, per esempio, mi sembra quasi del tutto superfluo, mentre sono belli e sofferti i personaggi offerti a Servillo e alla Huppert, con contorno di altri ottimi interpreti, come Alba Rohrwacher, Gianmarco Tognazzi (che film dopo film è migliorato moltissimo) e Gigio Morra (nella parte di un cinico senatore del PDL). Merito di Bellocchio anche quello di avere immortalato dichiarazioni allucinanti e repellenti come quelle degli "onorevoli" Berlusconi e Quagliariello su Eluana e sulla sua vicenda, tragica, ma da rispettare in silenzio.
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