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Bella addormentata

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Bella addormentata

di chinaski
6 stelle

La coralità del racconto serve a Bellocchio per strutturare da un punto di vista narrativo il caso mediatico che si sviluppò attorno alla morte della Englaro. Quella che era una tragedia personale, una scelta dettata dalla sofferenza di un padre, era diventata, come spesso accade nel nostro paese, un argomento di discussione sulla bocca di tutti.

Ci sono medici che scommettono se Eluana passerà o no la notte, politici asserviti al padrone che, in una allegorica sauna, come antichi senatori romani, si godono i privilegi del potere in attesa di votare un decreto legge, mentre uno di loro risveglia nella propria coscienza un lutto personale che gli fa porre domande etiche sulle proprie scelte umane e politiche, c’è una ragazza cattolica che prega fuori dalla clinica dove giace il corpo di Eluana e che non si fa pregare due volte per andare a farsi una scopata in albergo con un ragazzo appena conosciuto.

La vicenda della Englaro diventa nelle mani del regista il filo conduttore che unisce storie e scelte diverse, che mostra la stupidità del padrone quando viene intervistato, che cerca di fare una diagnosi sulla povertà etica e morale del nostro popolo. Perché al di là della strumentalizzazioni politiche e personali, c’è anche un’attrice famosa che rinuncia al teatro per interpretare il ruolo della madre afflitta e credente, alla ricerca della santità (e del risveglio della propria figlia dal coma – meglio sarebbe stato se ci fosse andato l’altro figlio, in coma, interpretato da Brenno Placido, di cui ci tocca subire l’atroce prova attoriale), rimane un senso di disgusto per il pensiero, le azioni, il modo di essere di una società ormai completamente persa e incosciente, dove la televisione, con la sua voce e le sue promesse, controlla menti (anestetizzate) e pensieri (sempre più omologati).

Di fronte al dolore e alla morte non possono esistere legislature o obblighi, c’è solo l’individuo davanti a questo abisso, ci possono essere diversi modi di affrontarlo, di cercare di capirlo: la religione, l’eutanasia, l’uso massiccio di antidolorifici, l’amore, la follia (e ricompare il fantasma di Lou Castel nel personaggio di una ragazzo instabile e rabbioso), la psicoanalisi, ma sono tutte scelte personali e nessuna dovrebbe essere ritenuta migliore o più importante delle altre.

E c’è ancora chi caccia il dolore infilandosi un ago in vena, rubando le offerte, addormentandosi in chiesa. Con la preghiera, nel cuore, di non svegliarsi mai più. Perché non è tanto la sofferenza di questa vita ad essere insopportabile, quanto l’inadeguatezza umana a saperla comprendere.

E accettare.

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