Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
La struttura del film è composta da tre storie, incentrate sulla possibilità e sulla impossibilità di vivere. Sullo sfondo scorre la vicenda reale di Eluana Englaro, dai televisori accesi dentro le sequenze si ripercorreranno gli ultimi giorni della sua tragedia. La prima sensazione è sconcertante: abbiamo vissuto quei momenti tramite la tv e riportarli alla luce tre anni dopo smaschera brutalmente quella che sembra diventata la nostra percezione della realtà. Qualcosa di mediato e ovattato, e per quanto ci coinvolga, ci proteggiamo la mente con il linguaggio e il modello comunicativo presentato dalla tv, dove non ci sono spazi di riflessione, dove il pensiero libero è snaturato, dove si spegne l’intelligenza in favore della mediocrità. Sono trascorsi tre anni , ci ricorda il cinema, noi ne percepiamo venti, trenta. Il regista M.Bellocchio ci restituisce questo spazio con un film costruito su basi profonde, lontano da ideologie e pregiudizi, e nonostante l’assoluto valore del contenuto riesce a tenere equidistante lo spettatore e in qualunque modo la pensi in relazione alle questioni bioetiche trattate, gli fornisce punti di vista diversi ed equilibrati. Bella addormentata non ha la forza di mettere d’accordo tutti nel merito del tema del film, ha invece il potere di mettere in una forte contraddizione interiore chiunque, a dispetto delle proprie idee. Con una sensibilità spiccata che in Bellocchio cresce con l’età e un’attenzione al dettaglio interiore, il regista scava dentro i vari personaggi delle tre tracce dirigendo magistralmente un cast di primo ordine. E’ sorprendente come Bellocchio si sia districato nel percorrere un terreno tanto accidentato e poco solido e per come al termine del film si espandano e si stratificano sensazioni e pensieri che con il tempo si amplificano e colpiscono il cuore. Bella addormentata è la coscienza, è il desiderio di libertà, annullati nell’oblio e nella passività di un intero corpo sociale. Bellocchio lo descrive con impietosa lucidità, attraverso la dolorosa vicenda di Eluana e di suo padre ( un uomo uscito dall’invisibilità e che da voce a tutti coloro che non parlano), descrive i fatti con semplice durezza, mostra gli sguardi e i loro pensieri muti. Sul piano squisitamente cinematografico, il film sviluppa una narrazione quasi avvincente, che contrasta con la forza di riflessione che vuole evocare, ma se le trame con Servillo e I.Huppert sono efficaci riflessi aderenti alla realtà della vita, la parte riguardante la ragazza tossicodipendente ricoverata in ospedale risulta la meno credibile, seppure comprensibile è l’aspetto esistenziale che vuole tirare in ballo. Destinato a fare discutere ma anche a riflessioni intime, un’opera diretta con la giusta distanza ma anche con un senso di umanità globalizzante mirata ad aggiugere elementi di conoscenza a temi così importanti, che non esclude, non nasconde, non si sottrae a nessuno sguardo.“L’amore ci fa vedere le cose diversamente” dice Alba Rohrwacher nelle scene finali, una delle chiavi di lettura del film che conferisce a Bella addormentata un senso di universalità, di completezza, di stupefacente verità.
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