Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Ci sono opere che, concepite forse piu' per senso civico o di responsabilita', finiscono per risultare piu' come astratte ed incolori dichiarazioni di intenti che sincere prese di posizione su una problematica etica che ha diviso e continua a far dibattere l'opinione pubblica, scuotendo le coscienze di noi cittadini.
Marco Bellocchio non cade nella trappola, non lui così abile ed avvezzo ad addentrarsi in dilemmi umani davvero inestricabili e, grazie anche ad una sceneggiatura solida ed emotivamente appassionante, condivisa con due validi e fidati collaboratori, pone la drammatica vicenda di Eluana a sfondo di storie familiari che non si discostano molto dalla tragica e coraggiosa scelta del padre della giovane in coma, se non per il fatto che in tutte queste vicende nessuno dei protagonisti e' stato in grado o ha avuto il coraggio e la lucidita' di porsi ufficialmente e legalmente dalla parte di chi richiede con dignita' che una volonta' espressamente manifestata sia portata a compimento nel rispetto assoluto dei termini di legge; legge che invece non assiste, non tutela, e da' anzi adito ai soliti politici truffaldini di predicare infamie e aggiustare a loro vantaggio (per garantirsi appoggi e riconferme da parte degli altri membri della cricca) miseri accomodamenti che mettano in buona pace i benpensanti da strapazzo, figli di una superficialita' dilagante e senza rimedio.
E dunque un politico del Popolo della Liberta' (Servillo) che trova il coraggio di uscire dal coro bigotto dei suoi compari trafficoni per esprimersi e dimettersi, non fosse che la situazione di Eluana gli precipita addosso nella sua tragica fatale conclusione solo poco prima di poter compiere quel gesto decisamente non comune a tutto il ceto politico in generale, destra o sinistra che sia; la cattolica e praticante figlia di lui (Rohrwacher), memore della scomparsa della madre dopo lunghe sofferenze, che si nega la padre, accusandolo di aver agito di nascosto e in modo poco chiaro per porre fine senza autorizzazione ad una vita di cui non era padrone ne' giudice; atteggiamento che perdura almeno finche' non trova l'amore in un giovane (Riondino) succube di un fratello incontenibile ed esagitato; un'attrice francese con figlia in coma irreversibile che, straniata dal dolore, abbandona le scene e il resto della famiglia (ignora l'altro figlio e il suo compagno) per consumarsi in una agonia lenta e disintegrante che trova nella sopravvivenza di Eluana il suo baluardo e la sua ancora di salvezza, certo legata ad un filo flebile e quasi invisibile pronto a spezzarsi all'improvviso; infine un medico (Pier Giorgio Bellocchio) che lotta con tutte le sue forze per impedire che una affascinante irriducibile tossicodipendente (Sansa) incontrtata per caso fuori dell'ospedale, si tolga la vita, senza prima di essere riuscito a farle rinascere anche solo l'idea, lo stimolo ad una nuova speranza di vita. Storie forse inventate da abili sceneggiatori, ma anche molto vere, a cui fa da sfondo la drammatica odissea di Eluana e del suo coraggioso padre, allo stesso modo di come questa triste storia ha fatto da sfondo in tutti quei lunghi anni alle nostre ordinarie esistenze e quotidianita', distratte e distolte dalle mille piccole o grandi vicissitudini della vita che scorre.
Un cast importante e superlativo rende l'operazione ancora piu' memorabile e riuscita, e situazioni e dialoghi unici come lo strepitoso duetto Servillo/Herlitza sono gemme preziose che testimoniano che i grandi momenti di cinema possono ancora trovare anche a casa nostra una magica insperata fiamma di calore che bruci ed incendi i nostri cuori di spettatori, forse un po' inariditi, ma ancora in grado di percepire ed apprezzare emozioni vere e sincere.
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