Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
La Bella Addormentata di Marco Bellocchio non è Eluana Englaro. Non è nemmeno Rossa, la tossicodipendente con il desiderio di togliersi la vita, tantomeno è la Divina Madre, rinunciataria del proprio mondo e della propria identità per dedicarsi alla figlia. La Bella Addormentata non è neanche Maria, assopita nel ricordo di un'immagine a cui ha associato un significato sbagliato. La Bella Addormentata è la coscienza civile di un popolo che fatica a risvegliarsi, soggiogata dalla volontà altrui che decide e determina ogni passo.
La vicenda di Eluana Englaro è solo un pretesto per fotografare cosa accade nell'intimo di un nutrito gruppo di persone, le cui esistenze sono segnate dal dilemma vita/morte. Beffardi, senatore del Partito delle Libertà, si divide tra impegno politico e drammatica esperienza personale tormentandosi su quale sia la scelta giusta da fare: votare si o votare no al decreto Sacconi. Memore della sofferenza della moglie malata, a cui lui stesso ha provveduto a staccar la spina dietro richiesta, vive un dissidio interiore che lo porta sia a scontrarsi con il partito sia ad essere allontanato dalla figlia Maria, cattolica convinta. Mentre in Senato si discute il decreto di legge, lui valuta di votar contro e dimettersi subito dopo, senza pensare alle conseguenze del suo gesto. Opponendosi ai diktat dell'immagine e appartenenza politica, riscopre le radici del concetto di dignità mettendosi a nudo. Nello svolgimento del suo episodio, grande rilevanza viene riservata ovviamente alla sfera politica, un universo dove si incontrano e scontrano figure discutibili e uno psichiatra, un tagliente Roberto Herlitzka, che con la sua sagace ironia offre un quadro dell'uomo politico che non lascia speranze (forse ancor più forte delle immagini video del buffone Berlusconi che si lascia andare a dichiarazioni senza senso, mirate a far presa sull'uomo medio).
Maria, la figlia del senatore, invece parte per Udine con l'obiettivo di manifestare davanti alla clinica La quiete e sostenere la tenuta in vita di Eluana. Quasi subito incontra Roberto e il fratello minore Pipino, due manifestanti laici. Mentre lo scontro con Pipino è duro per colpa del fondamentalismo antireligioso del minore dei due, affetto da turbe maniacale e comportamenti borderline, la sintonia con Roberto è tale che Maria si scopre innamorata. L'amore, per lei, diventa la chiave di rilettura della propria vita e del momento in cui, dietro ad una porta, ha assistito alla morte della madre.
La vicenda di Eluana e il dibattito che attanaglia un'Italia cinica e depressa colpisce anche la Divina Madre, una delle attrici migliori al mondo che ha rinunciato a carriera e vita per rinchiudersi nella sua magione a curare la figlia da tempo in coma. Attorniata da inservienti e suore che non smettono mai di pregare, Divina Madre cerca di espiare le proprie colpe sottomettendo la sua forza di volontà al volere di un Dio che la punisce anche per una sola lacrima. Dedicarsi anima e corpo alla figlia ha comportato però che smettesse di vedere gli altri affetti che la circondano: il marito, anche lui attore, e soprattutto il figlio Federico, aspirante attore che si augura che la sorella muoia il prima possibile per far sì che la madre riprenda la sua professione. In un momento di rabbia, Federico prova anche a staccar i macchinari della sorella ma viene fermato dal padre, che gli chiede esplicitamente di rispettare la volontà e il desiderio di una madre che ormai non ha altra vita di fronte a sé. La notizia della morte di Eluana però permette all'attrice di ritrovare la propria forza di volontà, cedendo alla forza dirompente delle lacrime e riscoprendo il suo essere donna. Osservando il suo riflesso in uno specchio, si vede dopo tanto tempo vissuta e invecchiata, provando quasi pietà per se stessa. Una pietà che quasi subito condivide con una delle inservienti che la circondano, ritrovando l'umanità persa.
Non strettamente connessa alla vicenda Englaro è la storia di Rossa, la tossicodipendente con cui il film si apre. Ladra e con la ferrea volontà di porre fine alla sua inutile esistenza, Rossa è salvata da Pallido, un giovane medico che la costringe a un ricovero forzato in ospedale. Per risvegliarsi dal suo torpore, Rossa ha bisogno di qualcuno che per la prima volta si mostri interessato alla sua vita. Ridarle la volontà di vivere, svegliarla, è la missione che Pallido si impone a costo delle proprie esigenze personali, andando contro anche alla volontà dei suoi colleghi.
Costruito in maniera asciutta e rigorosa, Bella addormentata è un'opera di impegno e non di politica. Bellocchio si impegna (e ci riesce) nel non fornire la sua personale visione sul tema eutanasia, offre diversi punti di vista che spingono a protendere ora per una tesi ora per quella contraria. Con un montaggio alternato che sovrappone le tre/quattro diverse linee narrative, si procede dritti verso il finale senza ellissi esplicativi o tentativi pedagogici di imporre una propria convinzione. Chi parlerà di opera politica o antireligiosa, deve tenere in considerazione che negli ultimi giorni di vita della Englaro lo scontro politico e religioso infiammava nelle aule del Governo e sugli altari della Chiesa così come nelle televisioni e nei salotti di casa: esponenti di destra e sinistra si rincorrevano per una dichiarazione pubblica e il Presidente del Consiglio, nella sua smania di protagonismo, trovava sempre il tempo per rilasciare interviste discutibili e risibili. Che vi fosse al potere la destra, è un fatto inconfutabile e un resoconto veritiero non può esimersi da riproporre certe immagini.
Toni Servillo nei panni del senatore Beffardi e Isabelle Huppert in quelli della Divina Madre non lasciano spazio agli ottimi comprimari con cui si confrontano, fornendo un'interpretazione che colpisce per modulazione e potenza. Da tenere d'occhio per il futuro il giovane Fabrizio Falco, qui fratello indemoniato di Michele Riondino ma già protagonista di E' stato il figlio di Ciprì.
Voto: 9
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