Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Se il precedente film aveva fatto tristezza e creato sospetti sulle intenzioni di Edwards, questo dà delle certezze: mostra la volontà di sfruttare il più possibile la saga di un personaggio che ha sempre funzionato più che bene, utilizzando un altro interprete. Ma contrariamente a quanto è stato fatto per Bond, in questo caso non si cerca semplicemente un altro interprete per l’ispettore Clouseau, si cerca un altro personaggio che lo possa eguagliare. Il tentativo di trovare un fratello gemello a Clouseau pero’ non funziona: l’attore non ha le fisique du role (troppo belloccio ed atletico per essere un ometto ridicolo e goffo come Clouseau), troppo lontano dalla personalita’ di Peter Sellers per essere altrettanto divertente.
Il film è nuovamente impostato sulle ricerche dell’ispettore scomparso, che nell’antefatto dei titoli sembrerebbe essere stato ucciso. Per il resto è costruito come gli altri con un investigatore stolto, inetto e maldestro, convinto di potersi riscattare. Immancabile la crisi nervosa di Dreyfus, che manco a dirlo, finisce vittima del nuovo investigatore incaricato di trovare Clouseau, mandato a chiamare addirittura in USA. Anche questa volta l’investigatore inciampa, cade nelle piscine, si rende ridicolo in ogni modo, subisce numerosi attentati da cui si salva solo per fortunate coincidenze. Il personaggio ricalca come una fotocopia Clouseau, tanto che tutti gli domandano se è un parente. Anche questa volta i vecchi antagonisti di Clouseau riaffiorano, Sir Litton, la ex signora Clouseau, il nipote di Litton, il boss mafioso Langlois, ecc. Qui pero’ la trama è piu’ articolata e ci troviamo di fronte ad alcuni personaggi nuovi e ad un altro tentativo di rubare la famosa pietra. Si tratta di un film vero, non di un collage, si torna alla parodia di film d’azione, o di arti marziali, o polizieschi del passato: la scena iniziale infatti è la versione comica di “La fuga” con Humphrey Borgart.
Purtroppo pero’ il film non decolla, malgrado la partecipazione divertita di Roger Moore, in un insolito ruolo puramente comico: un vero gioiellino ed una bella dimostrazione di autoironia, considerando che Moore sta interpretando Bond in questi anni. Evidentemente non bastano una buona sceneggiatura e situazioni collaudate per fare un film esilarante e di successo, ci vuole qualcos’altro; quella magia, quella alchimia tra personaggio ed attore, tra interprete e regista, tra protagonista e comprimari, che senza Sellers non si è creata.
E forse questo film fallimentare è il piu’ bell’omaggio che si poteva rendere ad uno dei piu’ grandi attori comici dell’era post-Chaplin, anche se dubito che queste fossero le intenzioni.
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