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La Pantera Rosa

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su La Pantera Rosa

di FABIO1971
8 stelle

"Se io fossi mio padre, ti manderei alla tortura!".
"Sai, se tu fossi tuo padre, dubito fortemente che ti avrei baciata..."
.
[Claudia Cardinale e David Niven]

La "Pantera Rosa" è il più famoso diamante esistente al mondo, di proprietà dell'affascinante principessa Dala (Claudia Cardinale). Il Fantasma (David Niven, che nella versione italiana diventa la Primula), il più famigerato ladro internazionale di gioielli, sta tentando di organizzarne il furto. Sulle sue tracce, però, c'è il tenace ispettore Jacques Clouseau (Peter Sellers) della Sûreté parigina, intenzionato a stroncare con ogni mezzo la scatenata girandola di rapimenti, furti ed inseguimenti orchestrata dal Fantasma e dai suoi complici tra Los Angeles, Parigi, Cortina d'Ampezzo e Roma...
Primo capitolo della fortunata serie di pellicole con protagonista l'ispettore Clouseau (quattro sequel con Peter Sellers fino al 1978, un'operazione controversa come Sulle orme della Pantera Rosa nel 1982, girato dopo la morte dell'attore con spezzoni dei film precedenti e sequenze aggiunte, altri due capitoli ancora diretti da Blake Edwards, tra cui Il figlio della Pantera Rosa con Roberto Benigni, una pellicola apocrifa nel 1968 come L'infallibile ispettore Clouseau, diretto da Bud Yorkin ed interpretato da Alan Arkin, ed, infine, il reboot del 2006 con Steve Martin ed il suo relativo sequel...), La Pantera Rosa, aperto, dopo un breve prologo, dalla celebre sequenza animata dei titoli di testa (realizzata da Friz Freleng e David De Patie, che condurranno il personaggio creato appositamente per il film ad uno strepitoso successo), costituisce uno dei più felici esempi di "demolizione" cinematografica (che lo stesso Edwards perfezionerà fino alla definitiva tabula rasa di Hollywood Party): ad essere devastata, infatti, è la gloriosa sophisticated comedy degli anni Trenta e Quaranta, messa a ferro e fuoco da un irresistibile carnefice di nome Jacques Clouseau (personaggio creato dallo sceneggiatore Maurice Richlin per l'interpretazione di Peter Ustinov, che declinerà l'offerta, e definito compiutamente da Edwards e Sellers, che improvviseranno direttamente sul set gran parte delle gag che lo coinvolgono), con la sua travolgente, sfrenata, catastrofica passione per la distruzione, i suoi stoici tentativi per mantenere un candido contegno dopo ogni sua goffa o maldestra impresa, il suo tormentato rapporto con gli oggetti, dal mappamondo della sua entrata in scena alle maniglie delle porte. Racconta Blake Edwards:
"Conobbi Sellers quando andai a prenderlo all'aeroporto di Roma. In auto parlammo del personaggio di Clouseau, che era stato pensato per Ustinov. Come è comprensibile, Sellers voleva farlo suo. Durante quella conversazione, durata più o meno un'ora, dall'aeroporto al centro di Roma, facemmo conoscenza e scoprimmo di avere gli stessi gusti sui comici del cinema muto, di amare soprattutto Laurel & Hardy e Buster Keaton. Così decidemmo di cercare di rendere Clouseau un personaggio incredibilmente goffo ed impacciato, ben intenzionato ma sciocco, uno che non si rendeva nemmeno conto che il criminale a cui dava la caccia andava a letto con sua moglie. Decidemmo che Clouseau avrebbe avuto una sola qualità che poteva condurlo al successo: incarnava quello che considero l'undicesimo comandamento, 'non arrenderti'. Non immaginava di poter perdere, non pensava neanche minimamente di poter fallire e, di conseguenza, non falliva mai, in qualche modo vinceva sempre".
Molte le gag memorabili, dal "volubile" accendino di Clouseau ai due poliziotti mascherati da zebra per il pirotecnico ricevimento in costume nella residenza romana della principessa Dala, fino all'avventato pedone che tenta di attraversare la strada mentre le macchine di polizia e ladri, tutti mascherati, gli sfrecciano accanto. Sorretto dalla verve di un cast ispiratissimo (dall'aplomb di Niven alle deliziose Capucine e Claudia Cardinale, fino ad un esuberante Robert Wagner), girato quasi interamente in Italia (a Cinecittà per gli interni, oltre che nelle varie locations), incorniciato dal magnifico Technicolor di Philip Lathrop ed accompagnato in colonna sonora dalle immortali melodie di Henry Mancini, che compone anche, su testi di Johnny Mercer, la spumeggiante It Had Better Be Tonight (Meglio stasera), cantata in italiano da Fran Jeffries (adattamento di Franco Migliacci), La Pantera Rosa si rivela uno spassoso ed esemplare compendio della classe sopraffina della regia di Edwards (esaltata dall'immenso lavoro in cabina di montaggio del grande Ralph E. Winters), dall'attenzione per il "fuori campo" nella gestione dei tempi comici alla cura dei dettagli ed alla composizione delle gag. Tutto quello che, poi, Peter Sellers, in due lunghe e magistrali sequenze, prima da solo con Capucine (con lui che si prepara per una notte focosa con la sua amata "piccioncina" e lei che cerca a tutti i costi di rimanere sola per incontrarsi con il suo amante, tra bicchieri di latte, sonniferi e violini...) e poi con l'aggiunta di David Niven e Robert Wagner (più il fattorino e la cameriera dell'hotel...), riuscirà a combinare nella sua camera d'albergo a Cortina d'Ampezzo resta per qualità di scrittura, oltre che la straordinaria esibizione di un attore di razza, una tra le più esilaranti e trascinanti espressioni cinematografiche della comicità firmata Blake Edwards.
"Ora ci penso io: se la mia piccioncina vuole un bicchiere di latte, l'avrà!".

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