Regia di Roy William Neill vedi scheda film
In un antico maniero inglese, adibito al ricovero di soldati in convalescenza (alcuni dei quali con evidenti turbe psichiche) viene assassinato il castellano, l’ultimo discendente di una stirpe aristocratica quanto sfortunata. Il Dott. Watson, medico curante degli ospiti della struttura, chiama in soccorso il suo amico Sherlock Holmes che indaga sull’enigma di un antico rituale cerimoniale che cela al suo interno un segreto familiare vecchio di secoli…
Sesta pellicola della serie di film di Sherlock Holmes di Basil Rathbone & Nigel Bruce prodotto dalla Paramount e uscito nel settembre del’43, appena cinque mesi dopo il precedente Sherlock Holmes a Washington, basato su una sceneggiatura scritta da Bertram Millhauser liberamente ispirata al racconto L'avventura del rituale dei Musgrave contenuta nella raccolta Il ritorno di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, considerato uno delle migliori del canone originale e anche una delle preferite del poeta e saggista Thomas S. Eliot che adattò parte della formulazione del rituale nella sua opera teatrale Assassinio nella cattedrale (Murder in the Cathedral, 1935) come suo personale tributo.
Dopo l’accoglienza a dire il vero piuttosto fredda del pubblico nei confronti della propaganda dei tre precedenti film, la Universal decide di ridimensionarla un po’per la loro quarta uscita riportando i nostri eroi a un mistero alla Whodunnit di stampo molto più classico, adottando anche per questa pellicola il collaudato metodo di sfruttare parte degli elementi di una delle storie originali di Doyle e di usarle come scheletro su cui costruire una storia prevalentemente originale.
Ad ogni modo alcuni personaggi in questo film sono dei militari e rimangono comunque diversi riferimenti alla guerra, tra cui anche accenni ai danni post traumatici in cui sono vittime i soldati al fronte invero piuttosto atipici e inusuali per quel periodo, specie se teniamo conto che queste pellicole sono state realizzate, anche e soprattutto, per tenere alto il morale degli spettatori americani durante i difficili anni della guerra.
Infatti, i tre ufficiali convalescenti, oltre che ben interpretati, conferiscono molta profondità alla parte nonché un grado di sensibilità alle tipologie di danno psicologico che era estremamente raro per l'epoca.
Si torna quindi al puro mistery in cui Holmes & Watson indagano su un omicidio in un castello dall’ambientazione gotica, tra antiche maledizioni familiari, passaggi segreti, notte tempestose e messaggi funesti quasi soprannaturali, grazie soprattutto alle scenografie della coppia John B. Goodman & Harold H. MacArthur che hanno il valore aggiunto di poter riutilizzare parte dei set realizzati per il Dracula della Universal.
Watson, per quanto ancora goffo e impacciato, riesce questa volta a essere qualcosa di più di una semplice spalla comica, ruolo che spetta invece al povero Lestrade, già presente in Sherlock Holmes e l'arma segreta e che torna interpretato nuovamente da Dennis Hoey, molto lontano da Londra e da Scotland Yards e presente solo per comportarsi in pratica da giullare idiota.
Infatti, anche in questa occasione tornano i cosiddetti “irregolari di Baker Street”, ovvero attori apparsi in più di due film della serie anche con personaggi diversi tra loro.
In questo caso vede il ritorno di Hillary Brooke che aveva già lavorato con Basil Rathbone & Nigel Bruce in Sherlock Holmes e la voce del terrore, e di Gerald Hamer, già apparso nella serie nel ruolo dell’agente segreto britannico in Sherlock Holmes a Washington (sarebbe poi tornato anche in L’artiglio Scarlato).
Abbastanza sorprendentemente Peter Lawford, futuro membro del Rat Pack con Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr. e protagonista di Good News (1947) e Ti amavo senza saperlo (Easter Parade, 1948), interpreta qui un piccolo cameo come marinaio in un pub all'inizio del film.
Questo è anche l'ultimo film di Arthur Margetson, che abbandonerà Hollywood per tornare a Broadway a interpretare Phileas Fogg nel musical Around the World ad opera della coppia Orson Welles & Cole Porter.
Completano il cast Minna Phillips, Milburn Stone, Gavin Muir, Vernon Downing, Olaf Hytten e Frederick Worlock.
Per concludere, l’edificante messaggio sociale promulgato da Holmes nel finale può anche apparire, alle orecchie di oggi, fin troppo ruffiano e pedante, o demagogico, ma è importante ricordare che a quei tempi i programmi di assistenza sociale e medica nei paesi occidentali erano tutt’altro che garantiti e la stessa Gran Bretagna soltanto tre anni dopo, nel’46, avrebbe istituito il Servizio Sanitario Nazionale, garantendo che l’assistenza sanitaria non fosse più limitata a coloro che potevano permettersela.
Quel messaggio, soprattutto in quanto strettamente legato al nosocomio per la cura dei disturbi post traumatici dei reduci di guerra al centro della vicenda non è affatto qualcosa da sottovalutare, anche per il coraggio mostrato di parlare di una cosa del genere con il conflitto ancora in pieno svolgimento.
VOTO: 6,5
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta