Regia di Piccio Raffanini vedi scheda film
Scia di cadaveri all'interno di un gruppo di fotomodelle (dedite anche alla pornografia); un intrepido sbirro indaga, ma gli indizi sono fra loro incongruenti.
Unicum assoluto, Pathos è l'opera prima e ultima per Piccio Raffanini all'interno del mondo del cinema, sia come regista che come sceneggiatore. In quest'ultimo ruolo è affiancato da nientemeno che Lidia Ravera, partendo da un soggetto firmato da Maria Elisabetta Cartoni; il film è sgangherato e diretto con approssimazione, ha una trama discutibile a livello logico e viene recitato caninamente, eppure le basi di partenza non erano malvage: si vede che il budget è discreto e non a caso la produzione è targata Berlusconi-Reteitalia. Qualcosa però non deve essere andato come previsto, complice forse l'inesperienza del regista; anche Virginia Hey, Gioia Scola, Eva Grimaldi, Dario Parisini non possono costituire un cast di serie A, d'altronde. Ciò che più colpisce della storia è l'approccio fantafuturistico, che la distingue dalle altre mille simili (da Sotto il vestito niente in avanti); non si lesinano comunque gli atti sessuali, le forme femminili sventagliate a più non posso e, chiaramente, gli accoppiamenti saffici sono sempre i benvenuti. Davvero poca roba, anche per lo spettatore voyeur. Bizzarria dovuta presumibilmente a problematiche distributive, il doppio sottotitolo: Un sapore di paura oppure Segreta inquietudine. 1,5/10.
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