Regia di Theodoros Angelopoulos vedi scheda film
Scusate, ma a me non è piaciuto. E' un film lento. Con questo non ho detto ancora che è brutto. Esiste infatti la lentezza solenne, lirica, bella compatta, che tiene comunque viva l'attenzione. Qui siamo invece in presenza di una lentezza estenuante, vuota, pretenziosa, ridotta a pura forma velleitaria. Intendiamoci, non è una schifezza, ma arrivare fino in fondo è dura. La stessa vicenda si poteva raccontare in quaranta minuti di film, senza rinunciare a nulla del contenuto o della trama. Questo è spesso il problema del cinema d'autore quando non ha più nulla da dire, e diventa pura maniera e presunzione autoriale.
Il protagonista, poi, nelle intenzioni del regista dovrebbe forse essere inafferrabile, superiore a quanto gli avviene intorno, assolutamente libero, affascinante; io però l'ho trovato semplicemente antipatico, egoista, sprezzante, e non certo un eroe della coerenza e dell'integrità morale. Dopo aver abbandonato la famiglia per combattere per i suoi ideali politici, torna da trent'anni di vita in URSS (e un'altra famiglia) e si sente in diritto di disprezzare moglie e figli, che lo attendevano con trepidazione. Disprezza tutti, e la Grecia stessa, che sente meschina e indegna di lui. Il suo tacere ostinato, anche quando dovrebbe parlare, va nella stessa direzione. Così, mentre tutti si arrabattano attorno a lui per aiutarlo in qualche modo, fa il superiore e se ne frega di tutti.
Se Anghelopulos non avesse avuto sempre in mente di essere il regista de "La recita", forse avrebbe girato un film migliore e meno pretenzioso.
Coprodotto dalla Rai e doppiato a dovere, in anni in cui il cinema d'autore si impantanava spesso nell'ermetismo e nella lentezza. Giulio Brogi si aggira sulla scena distratto, assente, apatico.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta