Regia di Giuliano Carnimeo, George Sherman vedi scheda film
Con un cast che, se glielo avessero proposto per il suo prossimo film, Billy Wilder avrebbe stappato una bottiglia di champagne in totale euforia, esordisce lo sconosciuto italiano poco più che trentenne Giuliano Carnimeo, pupillo e collaboratore di mestieranti della commedia dozzinale come Simonelli e Campogalliani. Uno dei grandi misteri del nostro cinema è questo Panic button... operazione fisco, progetto ambiziosissimo messo in mano ad un regista al debutto e neppure particolarmente dotato; Carnimeo da questo momento si dividerà infatti fra grossolani spaghetti western e commediacce erotiche, riuscendo a sfigurare persino in questi due non eccelsi terreni. Per questo film ha a disposizione nientemeno che: la sostituta naturale di Marylin (Jayne Mansfield, che in quei mesi girava anche L'amore primitivo con Franco e Ciccio: non doveva passarsela poi così bene, o forse il suo impresario era impazzito); il premio Oscar alla carriera (1959) Maurice Chevalier; Eleanor Parker (Pietà per i giusti, L'uomo dal braccio d'oro), il cui prossimo lavoro sarà Tutti insieme appassionatamente; il talento nostrano Carlo Croccolo, fresco reduce del set di Ieri, oggi, domani. Per tacere poi del cast tecnico, che la co-produzione italoamericana assortisce senza lesinare sul budget: oltre al team di sceneggiatori (Hal Biller, Ron Gorton, Leo Bomba e Carnimeo stesso) c'è il direttore della fotografia dei primi film di Antonioni, cioè Enzo Serafin, mentre la colonna sonora è curata dal più modesto Francesco De Masi, autore di commenti musicali di lavori di poco risalto (sarà con Castellari, Caiano, ma anche sporadicamente con Fulci e Citti); ad affiancare l'inesperto regista viene messo George Sherman, direttore di numerosi western (spesso con Wayne), per una didascalia che recita, nei titoli di testa: "un film di George Sherman diretto da Giuliano Carnimeo". Insomma, presupposti ottimi per un risultato assolutamente discutibile, piatto, insapore. E anche la storia, a ben vedere, non è nulla di che; quel poco che si salva è dovuto alla presenza degli interpreti. Panic button rimane così un grosso punto interrogativo all'interno della storia del cinema italiano. 4/10.
Per non pagare le tasse, due imprenditori spendono una grossa somma in un film destinato al fallimento, così da andare in sicura perdita. Ovviamente la pellicola risulterà un successone.
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