Regia di Gianfranco Pannone vedi scheda film
Quando Hollwood eravamo noi, all'incirca.
Partendo dalla storia minima degli spaghetti-western (quelli veri, quelli poveri venuti a rimorchio dei grandi successi di Sergio Leone), il film racconta la storia di alcuni stuntmen trovatisi un po' per caso a recitare da protagonisti (con nomi d'arte americani) in film dai titoli spesso improbabili, per non dire ridicoli, come "Arriva Sartana, vendi la pistola e compra la bara" o "Indio Black, sai che ti dico, sei un gran figlio di...".
Erano gli anni in cui il cinema italiano era una vera industria, con le sue fabbriche a Cinecittà e le sue maestranze specializzate, come il protagonista del film Guglielmo Spoletini aka William Bogart.
Le interviste rievocano, in modo a volte ingenuo, un periodo comunque dorato della nostra cinematografia, che produceva centinaia di film all'anno e offriva a tanti giovani di belle speranze una palestra nella quale esercitarsi.
Tra le righe, ci sono alcune interessanti notazioni sociali (le borgate romane come il Messico dei peones) e un breve ricordo del Pasolini attore del lizzaniano Requiescant.
Decisamente meno interessante la parte di "docudrama" che racconta il tentativo di Spoletini di girare un ultimo spaghetti-western, e il finale col "film nel film".
Curioso.
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