Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
La trama fa da matrice a tutta la serie: un maresciallo dei carabinieri, anzianotto ma con velleità da dongiovanni, viene mandato in un paesino di provincia; prima punta su una ragazza povera ma onesta, poi (rendendosi conto che lei è innamorata di un suo subalterno giovane e timido) passa a una matura levatrice con figlio segreto in collegio. Come ho spiegato recensendo Poveri ma belli, del neorealismo rosa preferisco la versione cittadina (per me commediole come Gli innamorati di Bolognini o Le ragazze di piazza di Spagna di Emmer sono piccoli gioielli che sanno ancora commuovere): il presepio costruito da Comencini è simpatico ma irrealista e antistorico, e comunque, per restare nell’ambito del genere, siamo ben sotto il livello di Due soldi di speranza. Ciò detto, il film è divertente: merito non solo di De Sica ma anche dell’irresistibile spalla Tina Pica (celebre la sua risposta fissa alla domanda su chi dei paesani ha detto qualcosa: “’a gente”); meno efficaci i giovani, troppo melenso Roberto Risso e troppo esuberante la Lollo.
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