Regia di William Joyce, Brandon Oldenburg vedi scheda film
Un sogno a colori, che sboccia da un incubo in bianco e nero. Il premio Oscar 2012 per il miglior cortometraggio d’animazione va ad una miniatura vivente del mondo dei sentimenti, dei pensieri e delle parole. Una suggestione plastica e turbolenta scompiglia le carte, trasformando le cose della Terra negli arredi volatili di una caleidoscopica allucinazione. È l’effetto di un uragano, che rapisce il protagonista dentro una nuova dimensione, in cui la mente rende leggeri tutti gli oggetti che ne custodiscono il prezioso contenuto, a cominciare dai libri. Le loro pagine si fanno ali, mentre le frasi e le figure diventano come le mutevoli espressioni di un volto, in cui si specchia la curiosità del lettore che in loro cerca le risposte ai misteri della vita. Morris, un giovane scrittore, in un secondo perde la casa e le poche cose che possiede, che vengono spietatamente spazzate via da un vento tempestoso. Tuttavia, al di là dell’orizzonte del finito, egli trova il senso profondo dell’essere, che è la semplice gioia di esserci, per poter testimoniare la bellezza e la complessità dell’universo, così come esso appare ai nostri occhi: incantevole perché incomprensibile. I volumi di una biblioteca che volteggiano nell’aria, disperdendo il loro tesoro di conoscenza, sono le verità che si fanno ammirare per l’agile armonia con cui governano la natura, senza, però, lasciarsi afferrare. Guardare, ma non toccare è la consegna del rispetto che racchiude un precetto di modestia: a noi è concesso sapere solo indirettamente, attraverso la mediazione simbolica del linguaggio, la stessa che ci consente di comunicare con i nostri simili, pur mantenendo da essi la dovuta, riguardosa distanza. Per questo motivo, il verbo è un dono divino, che si trasmette e si tramanda: una ricchezza eterna che attraversa il tempo a cavallo di un soffio. Una levità fantastica e soave è l’essenza estetica e morale di questo delizioso capolavoro, nel quale una visionarietà tenera e coloratissima, da mondo dei balocchi, viene applicata per celebrare l’intramontabile valore della cultura. In questa è custodita la chiave della salvezza dalla desertificazione dell’anima: un’umanità spaesata ed ingrigita, perché flagellata da un ciclone che ha raso al suolo la sua civiltà, si lascia infine rischiarare dalla luce riflessa da un foglio coperto di scritte. Morris, nella solitudine della sua nuova abitazione, invasa da centinaia di volumi piccoli e grandi, vecchi e nuovi, dà l’esempio illuminante: giorno dopo giorno, si dedica costantemente alla cura dei libri, che tratta con premura ed affetto, come intimi amici. Questi, a loro volta, si occupano di lui, regolando il corso della sua esistenza. Uno spartito illustrato dà il la alla sua rinascita, continuando, poi, ad accompagnare il ritmo del suo cammino di scoperta. The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore è una trascinante sinfonia visiva, la cui musica è una fantasia finemente elaborata, ma sempre aderente alle morbide forme dell’immaginazione infantile. Se lo studio richiede pazienza, l’atto di imparare richiede anzitutto un approccio libero ed appassionato alla realtà circostante: quello che comunemente si chiama intelligenza ed è – come gli splendidi fotogrammi di questo film - una magica composizione di variopinti sprazzi di lucida ingenuità.
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