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La Luna

Regia di Enrico Casarosa vedi scheda film

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La recensione su La Luna

di OGM
8 stelle

Chi, da adulto, sogna come un bambino, può immaginare che la luna sia una crostata di stelle dorate. È la magia di Enrico Casarosa (genovese trapiantato a New York), autore, per la Pixar, di un corto d’animazione che, nel 2012, ha ottenuto la nomination all’Oscar. In meno di sette minuti il suo incanto è in grado di trasportarci in cielo, con un breve volo che ci fa atterrare su un tondeggiante tappeto di luce. La plasticità della computer graphics che, altrove, ha la pesante opacità della gomma, qui si riempie di una solarità tintinnante, che è la parte più lieve e delicata della fantasia. La massa si libera dalla gravità per librarsi nella spumeggiante leggerezza con cui le nuove idee partono alla conquista del mondo. È così che esseri piccini riescono a fare cose straordinariamente grandi. I tre protagonisti di questo racconto rappresentano le tre età dell’uomo: l’infanzia, la maturità, la vecchiaia. Tre generazioni che non si intendono, però condividono la stessa natura: gli stessi gesti istintivi, e le stesse aspirazioni rispetto al destino ed alla storia del tempo. Ed hanno, ognuna, qualcosa da insegnare alle altre.  Un ragazzino attraversa il mare a bordo di una barchetta a remi, insieme a due uomini, che potrebbero essere suo padre e suo nonno. La loro meta è l’orizzonte, dove, all’ora prestabilita,  si compie il miracolo di un’enorme sfera luminosa che emerge dalle acque. È lì che getteranno l’ancora, per svolgere la loro umile mansione: scope alla mano, sapranno ridisegnare il paesaggio della notte, tracciandovi quel segno romantico che, da sempre, testimonia il movimento del cosmo e descrive il passare delle stagioni. La fantascienza si fa fiaba, trasformando l’universo in un giocattolo, un meccanismo che fa sorridere mentre gli si dà là carica, e che ci sfida con i suoi inattesi trabocchetti. Senza sorpresa non c’è divertimento, e l’avventura si nutre dell’imprevisto. Questo piccolo gioiello di cinema fantastico ci dimostra che basta anche una sola pennellata di gioia creativa per fondere il brivido con la meraviglia: un colpo d’ala intinto nei colori vividi di un genio innamorato del mistero, che conosce lo stupore e lo dipinge con un concentrato di semplice e folgorante intuitività.

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