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Palombella rossa

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Palombella rossa

di Baliverna
7 stelle

La pallanuoto come metafora della vita e della lotta politica; un uomo in crisi che riflette sul suo percorso umano e politico, in un'ottica di dialettica marxista.

Rivisto dopo tanti anni - da quando cioè non avevo capito nulla - rimane un film particolare, antinarrativo, a tratti ermetico; ma pure è un'opera non banale, che ha le sue carte da giocare e le sue cose da dire. Del resto Nanni Moretti era sempre un tipo originale e fuori dagli schemi, anche quando si definiva comunista, cioè un appellativo tra i più normativi, che rimanda ad una chiara ideolgia che si definisce scientifica. Lo è ancora, però, fuori dagli schemi, Moretti?
Questa pellicola, comunque, è essenzialmente una riflessione sulla crisi del comunismo subito prima della caduta del muro di Berlino; è vero che la debolezza del sistema era palpabile già allora, ma non per questo il film non perde il suo coraggio e la sua forza profetica. Il protagonista, infatti, è in crisi quanto alla sua fede politica; sente che non sta andando da nessuna parte, e che c'è bisogno di un rinnovamento, di un ripensamento, di tornare alle origini e agli entusiasmi giovanili, oppure di trovare una nuova formula che renda il comunismo in grado di vincere le sfide del mondo contemporaneo. Quanto a questo, tuttavia, il film rimane senza risposta. Di sicuri ci sono solo la crisi e il senso di smarrimento.
I dialoghi sono i banali scambi di battute tra i giocatori di pallanuoto, le istruzioni dell'allenatore, oppure, dall'altro lato, confronti quasi surreali tra i personaggi, dove le parole hanno un senso contorto, metaforico, o forse volutamente non ce l'hanno. Molte volte, tuttavia, in qualche battuta salace od esagerazione si colgono consuetudini e costumi della vita politica italiana, con la sua terminologia, i suoi paroloni e la sua ipocrisia. In certi casi sono dialoghi che fanno la caricatura di certi politici o dell'elettore medio, o anche dei cosiddetti cattocomunisti. Sono cioè quei cattolici che in tutte le epoche fanno gli occhi dolci ai comunisti e cercano di blandirli con frasi "Abbiamo tanto in comune, dopo tutto il marxismo è una declinazione del cristianesimo", ecc. Nel film, comunque, vengono presi a calci, specie quando il protagonista si allontana da loro urlando che non ne può più. A proposito, Moretti ci offre più di qualche sproloquio che lascia il segno, benché il senso sia difficile da decifrare; il modo in cui dice quelle parole, però, ha qualcosa di incisivo e misterioso che ci fa pensare.
Certo non è un film perfetto, ma è sincero e proprio per niente compiacente o ruffiano. A momenti viene la voglia che la scena si sposti dalla piscina a qualche altro luogo, o che succeda qualcosa che assomigli ad una trama. Forse, insomma, qualche stacco ci stava. Qualche difetto però non priva il film dei suoi pregi e della sua freschezza. Tra l'altro, mi è piaciuta la nostalgia dell'infanzia felice e innocente, con i bei ricordi della mamma, epoca ormai perduta. A proposito, anche la giovanissima Asia Argento appartiene ad un'altra epoca...
Se i film "comunisti" mi infastidiscono per i rigidi schemi e il paraocchi con cui vedono la realtà e propongono le soluzioni (sempre quelle), questa pellicola del comunista Nanni Moretti (e diversi suoi altri) non mi indispettisce per niente, perché siamo in presenza di un uomo che onestamente si interroga su se stesso, sulle sue idee, sul fatto che forse bisogna cambiarle, e ha su tutto uno sguardo molto originale.
Non tra i film più riusciti dell'autore romano, ma un'opera di tutto rispetto, con la menzione di merito che fu girata nell'estate del 1989.

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