Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Riguardando i film che il nostro ha girato negli anni ottanta, mi convinco sempre di più della funzione di antidoto de cinema di Moretti. Antidoto nei confronti di quel cinema comico-popolare fatto da registi-comici, che ha prodotto anche buoni film, ma che continua tuttora con risultati piu dannosi che benefici per il cinema italiano.In questo senso mi sento di dire che tale decennio è per il nostro il più importante, oltre che il più profilico, dove le sue deviazioni e le sue (auto)critiche feroci e ironiche <> lo strumento cinema, facendo arrivare il messaggio senza farsi sovrastare dal mezzo. Qui la perdita di memoria politica coincide con la perdita d'identità, la sconfitta sportiva esemplifica la sconfitta politica. Nell'anno orribile del P.C.I. dopo aver perso l'ultimo leader degno di questo nome (Berlinguer) si è confusi si cerca di resistere in apnea, cercando una nuova identità. La critica del nostro è spietata nel senso che bisogna(va) costruire un linguaggio nuovo, dove ridare importanza e peso alle parole, una vita nuova dove il partito degli uguali ma diversi potesse essere una vera alternativa. Inutile dire che la minoranza morettiana ha perso allora ed ha continuato a perdere. In definitiva un'analisi moralistica, seria, sofferta, ma sopratutto sincera di una persona che non ha timore di ammettere gli errori del passato ma che allo stesso tempo mantiene viva un minimo di speranza per il futuro, quantomeno del cinema (vedi finale).
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