Regia di Jon S. Baird vedi scheda film
Non sono un grande fan dell'idea che le trasposizioni cinematografiche debbano seguire alla lettera le proprie fonti di ispirazione. Discostarsi eccessivamente dall'opera di rifermento senza avere nulla da aggiungere può però portare a espungere proprio quelle caratteristiche che reggevano e facevano funzionare la poetica dell'originale, come nel caso di Filth. Mentre l'opera di Welsh descriveva un'odissea sporca, misogina, violenta e razzista ai limiti del sopportabile, la trasposizione di Jon Baird sembra voler fornire una versione annacquata, più palatabile per un pubblico più ampio, per quanto in principio fedele al libro. Il risultato è purtroppo mediocre. Innanzitutto il protagonista: la scelta del bel faccino di James McAvoy, pudicamenta nascosto sotto una barba rossiccia, non funziona, così come non funziona il suo racial slur, pur presente ma eccessivamente trattenuto e non in grado di caratterizzare veramente il personaggio (se vuoi girare Il lercio, che lercio sia!). In secondo luogo modifiche non secondarie della trama finiscono per scardinare i meccanismi che rendevano così radicale e godibile il lavoro originale, facendo baluginare in fondo al tunnel un insipido accenno di redenzione per il povero Robbo, in fin dei conti qui (al contrario che nel libro) dipinto come un personaggio fondamentalmente positivo sottoposto a un continuo di ordalie sulla strada di un percorso morale. In terzo luogo, la narrazione filmica cerca di inserire le decine di episodi del libro senza soffermarsi su alcuno per più di pochi minuti: abbiamo così un affastellamento di sottotrame appena accennate, inserti funzionalmente dubbi ed episodi iniziati e quindi lasciati cadere nel vuoto (forse colpevole qualche taglio?) - il tutto a detrimento dei twist di trama, che lungi dal sorprendere finiscono quasi per passare inosservati. Insomma, il regista commette l'errore capitale (non per questo poco diffuso) nel tentare di adattare un autore di culto: cercare di infilare nella pellicola tutto il possibile secondo un criterio di somiglianza quantitativa col libro, tradendo però completamente lo spirito dell'opera nelle poche ma cruciali modifiche e omissioni. Come risultato il film si discosta a sufficienza dal modello per tradirlo, ma non abbastanza per creare qualcosa di per sè interessante.
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