Regia di Christian Vincent vedi scheda film
Piccolo caso in Francia, dove ha incontrato il favore del pubblico, La cuoca del Presidente rilancia un cineasta come Christian Vincent, autore qualche anno fa di una manciata di titoli interessanti tra i quali Sauve moi, con il grande Roschdy Zem, e come sceneggiatore di Peut-être, curioso film di fantascienza con Romain Duris e Belmondo, mai usciti in Italia. Ispirato alla biografia della cuoca di Mitterrand, La cuoca del Presidente (chissà perché non hanno lasciato il titolo originale Les saveurs du Palais, “i sapori del Palazzo”...) racconta di Hortense, chiamata all’Eliseo per cucinare i pasti del primo inquilino di Francia. Lei arriva dal Périgord e può assolvere a un suo preciso desiderio: quello di ritrovare a tavola il gusto dei cibi di una volta. Hortense, però, ha un piglio da maresciallo, in cucina non si fa mettere i piedi in testa da nessuno e, siccome è la sola donna, sono in tanti a guardarla in cagnesco. Sviluppi amari. Bella l’idea di base, suggerita in un dialogo dallo stesso Presidente: di fronte a una politica falsa, bugiarda e ipocrita, che almeno i sapori siano schietti. Poi il film ha una conduzione felpata, un po’ leziosa, forse non per tutti i gusti anche se prevediamo grande successo nelle rassegne e nelle proiezioni pomeridiane delle grosse città. Da gustare la performance di Catherine Frot, la protagonista, che ha davvero molte sfumature (consigliamo di recuperare Coup d’é- clat, con lei poliziotta in crisi).
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