Regia di Christian Vincent vedi scheda film
Ispirato all’esperienza realmente vissuta da Danièle Delpeuch, per due anni cuoca al servizio di François Mitterrand, “Les saveurs du Palais” è una commedia senza grandi pretese, nel corso della quale accade ben poco, ma che dispone di almeno tre carte vincenti: la recitazione di un’attrice impeccabile quale sa essere Catherine Frot, un’ambientazione seducente quale può essere il palazzo dell’Eliseo e un vero e proprio florilegio dell’alta cucina francese. D’altronde, consiglio la visione del film a stomaco vuoto, con la prospettiva di passare a tavola subito dopo averlo visto. Catherine Frot ripropone un personaggio che le calza a pennello, quello della donna minuta quanto energica, alle prese con situazioni più grandi di lei che riesce a dominare al di là di ogni aspettativa. Lo si era già visto in almeno altre due pellicole che secondo me importanti nella sua filmografia: “La dilettante” di Pascal Thomas (1998) e “Les soeurs fachées” di Alexandra Leclère (2004). Anche in questo caso, dietro una figura modesta e in alcun modo aggressiva si nasconde un carattere forte, una donna sicura del fatto suo, capace di imporsi di fronte a personaggi solo apparentemente dominanti. L’attrice da libero sfogo alla sua verve sorprendente nel gestire la cucina dell’Eliseo, nel rapportarsi con colleghi maschi e spesso invidiosi, con il personale addetto al protocollo e, dulcis in fundo, con il Presidente della Repubblica. Il ruolo di quest’ultimo è affidato a Jean d’Ormesson, giornalista e scrittore membro dell’Académie Française. E’ un po’ come se in Italia la parte fosse stata interpretata da Eugenio Scalfari, Indro Montanelli o Enzo Biagi. Devo ammettere che lo storico redattore di “Le Figaro” non sfigura, pur dovendo dar vita – ironia della sorte - ad un Presidente socialista. L’aneddotica vuole che sia stato possibile girare una parte degli interni nelle vere stanze dell’Eliseo, grazie all’assenza di Nicolas Sarkozy, impegnato nel G20 di Cannes, nel novembre del 2011. L’infedeltà del titolo italiano è in questo caso comprensibile. Era infatti impossibile restituire il gioco di parole legato al doppio significato del sostantivo francese “palais”: palazzo e... palato.
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