Regia di Egidio Veronesi vedi scheda film
Mario, Loris, Gino e Oreste sono quattro amici nella placida provincia modenese: è il 1942 e della guerra, da quelle parti, arrivano solo gloriosi echi di propaganda, voci di vittorie e conquiste. Le cose sono destinate a cambiare rapidamente, con l’arrivo strisciante della fame a tavola e quello sinistro delle camicie nere all’osteria: la motocicletta, l’amore nel fienile e la caccia alle anatre sono piaceri di gioventù cancellati dall’ombra del conflitto e dai lutti sovrapposti che falciano le famiglie del quartetto. Realizzata con un piccolissimo budget e saldamente ancorata al territorio rurale che mette in scena, quello delle rive del Po fra mantovano e modenese, l’opera prima di Egidio Veronesi ha intenti nobili, una totale assenza di arroganza (e di retorica, nonostante il ponderoso capitolo di storia che sceglie di narrare) e un palpabile affetto per i luoghi, i dialetti, le piazze che inquadra. Incongruamente suggellato da una citazione di John Updike, ha però tutte le caratteristiche di una produzione amatoriale, con un cast volenteroso ma ampiamente sotto il livello di guardia e una messa in scena il cui orizzonte oscilla tra lo spot pubblicitario e la fiction televisiva di impianto storico. I pochi mezzi giustificano solo in parte il risultato zoppicante, affidato a una sceneggiatura davvero troppo ingenua per rendere giustizia alle intenzioni: quelle di raccontare l’orrore del fascismo da un’angolazione inusuale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta