Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
Goltzius, gran incisore tedesco e precursore della tecnica delle stampe, diviene protagonista o meglio filo conduttore che permette al gran regista visionario ed amante dell'arte pittorica (ma anche della matematica, dell'occulto, della rappresentazione della carnalita' e della complessa inimitabile architetturandel corpo umano) Greenaway di reinterpretare sulla scena sei celebri situazioni che hanno fatto, modificato od influenzato la storia dell'umanità e permesso ai più grandi artisti della pittura di ogni tempo di fornirci una loro interpretazione o visione della vicenda.
Sei tabu' peccaminosi diventano cosi ossessioni visive quando Goltzius ha l'ardire di recarsi dal conte del suo villaggio per indurlo a credere nella sua opera, nella sua tecnica riproduttiva e figurativa, decidendo di presentargliela, per meglio convincerlo a finanziarlo, sotto forma di rappresentazione teatrale, attraverso la "compagnia del Pellicano" da lui fondata, e radunante diversi attori, impegnati ad impersonare i vari personaggi coinvolti a rappresentare delle tele viventi, da rendere poi eterne con le stampe di sua produzione. I tabu' sono: voyeurismo, affrontato con la scena del peccato universale nella tentazione di Adamo ed Eva con la mela e la nascita del peccato originale.
Poi incesto, visto attraversi la ricostruzione minuziosa de Lot e le sue figlie; quindi adulterio, esplicitato con la vicenda di Davide e Betsabea, ma pure la seduzione con Giuseppe e la moglie di Putifarre, la prostituzione (Sansone e Dalila) e infine la necrofilia con la riproposizione della piccante, sadica vicenda di Salome' e la decapitazione di Giovanni Battista, in cui il ruolo di carnefice finisce per passare dalla figlia al padre, interpretato per l'occasione dal ricco finanziatore (l'ottimo e sempre luciferino Murray Abrahams). L'atteggiamento scaltro e da mercante di Goltzius riesce a persuadere il ricco margravio a finanziare l'operazione, che dà modo al grande Greenaway di illuminarci col suo folgorante intuito rappresentativoe scenico fatto di coreografie complicate e dettagliatissime che richiederebbero un fermo immagine per poter essere valutate in tutti i loro preziosi dettagli.
Palchi rotanti che espongono in ogni dettagliata angolazione nudi frequenti e sessi ostinatamente rappresentati, che sono una costante nella cinematografia del maestro, sono solo alcuni degli strumenti ed accorgimenti per una ricercae valorizzziine della bellezza , accentuata dalla perfezione pittorica che riesce a raggiungere la sua massima forma anche e soprattutto nella rappresentazione delle azioni più turpi e deprecabili dell'umanità, esaltate al contrario dalla perfezione dell'arte. Un film magnifico e abbagliante, non facile e che non consiglierei mai a chi non ha affrontato fino ad ora in precedenza alcuna opera del grande maestro.
Notevole anche la fine ricercatezza dell'autore sul personaggio umano dell'artista, ripreso, o meglio "ritratto" col suo inconfondibile accento germanico, con la devastazione alla mano che risale ai tempi dell'infanzia del pittore. Un Greenaway che si circonda di un gran cast di attori forse non molto noti, ma ugualmente di gran fascino o presenza fisica. Una manciata di essi sono pure italiani, e fra questi riconosco e menziono Pippo Delbono e i giovani baldi e promettenti Flavio Parenti (io sono l'amore) e Giulio Berruti (L'amore e' imperfetto), messi letteralmente a nudo dall'estroso ed unico cineasta inglese.
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