Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film
Due adolescenti intrappolati in un complesso abbandonato. A volte basta veramente poco per cogliere l'ineluttabilità di intere esistenze. De Costanzo riesce nell'arduo compito realizzando un piccolo grande film in grado di parlare al cuore e alla coscienza di tutti, mostrandoci ancora una volta il gretto e oscuro volto di un paese incapace di emanciparsi da una mentalità chiusa e corrotta, asservita esclusivamente ad ancestrali giochi di potere. La giovane Veronica paga le conseguenze di uno "sfregio" al sistema malavitoso venendo rinchiusa contro la sua volontà, Salvatore è altrettanto costretto a sorvegliarla in attesa che il boss del quartiere si faccia vivo per emanare la sua sentenza. Un assunto essenziale, semplice, giocato su ruoli e situazioni predefiniti, quasi invalicabili. Nel mezzo il cinema, l'intervallo durante il quale i protagonisti imparano a conoscersi empatizzando, facendoci intravedere sogni e speranze più forti di scelte sbagliate o d'infanzie negate. Genuinità di rapporti umani e complicità di sguardo in un avventuroso e naturale (ri)scoprirsi, lontani - anche solo per un attimo - dalla meschinità di un mondo duro ed impietoso. Un grido di ribellione camuffato da fiaba in dialetto napoletano, girata secondo i crismi del neorealismo post Gomorra, forse ancora meglio (splendidi gli attori, invasive le riprese). Una storia di fantasmi innocenti destinata a svanire a fine giornata, quando si spengono le luci ed il buio torna a prendere il sopravvento.
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