Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Mi concentro solo sul film, evitando paragoni con le altre opere di Jacques Audiard che non ho visto (mia personale lacuna): un dramma ispirato ai racconti dello scrittore canadese Craig Davidson "Rust and bone" che si risolve in un film intelligente, nutrito di una sua personale e convincente cognizione del dolore. La storia d'amore per certi versi impossibile fra Ali e Stephanie, due disadattati alla vita, il primo un padre di un bambino di cinque anni, ancor giovane, impulsivo e immaturo e incapace di un vero coinvolgimento affettivo nel rapporto di coppia; la seconda una donna molto attraente la cui vita viene distrutta da un incidente acquatico in cui resta priva delle gambe. Una storia d'amore diversa da tutte le altre e resa in maniera vivida e straziante, anche per merito di due attori in stato di grazia, una Marion Cotillard secondo me ancor più brava che nel film su Edith Piaf e un Matthias Schoenarts di fisicità prorompente, ma anche adeguato nelle espressioni e nel gioco mimico. Non ho trovato da parte del regista inutili moralismi, anche se il finale mi è sembrato un po' troppo roseo ed accomodante; le pulsioni violente che nutrono il comportamento del protagonista e lo spingono nel sottobosco della lotta clandestina sono rappresentate senza alcuna morbosità e ci sono anche sequenze toccanti, su tutte quella del bagno al mare di Stephanie senza le protesi. Dopo l'Oscar vinto per La vie en rose, la bellissima Marion non si è adagiata sugli allori e con questo film ha dato ulteriore prova del suo talento e della sua versatilità di attrice; adesso sono molto curioso di vederla nell'ultimo film dei Dardenne. Ottimo lavoro, come sempre, del compositore Alexandre Desplat e gradevole l'inserimento in una delle scene più importanti del pezzo pop "Firework" di Katy Perry.
Voto 8/10
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