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Un sapore di ruggine e ossa

Regia di Jacques Audiard vedi scheda film

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La recensione su Un sapore di ruggine e ossa

di supadany
9 stelle

Jacques Audiard si conferma ancora una volta autore attento alle dinamiche di umanità ai margini - qui una donna che ha perso le gambe e un uomo che oltre al suo corpo possente non ha certezza alcuna - e straordinariamente abile nel raccontarle, compenetrandole tra loro con un racconto senza orpelli e completamente votato all’essenza dei complicati caratteri in gioco.

Alì (Matthias Schoenaerts) giunge dalla sorella con un figlio che ha appena scoperto di avere e senza niente di concreto alle spalle. Comincia a lavorare come buttafuori in una discoteca e conosce Stephanie (Marion Cotillard), una donna bellissima che di lì a poco rimane  vittima di un grave incidente che le provoca la perdita degli arti inferiori.

Dopo questo drammatico accadimento, i due si ritrovano, diventano dapprima sinceri amici e poi qualcosa di più, scoprono mondi che non conoscevano (sono molto distanti in tutto e per tutto). Nel frattempo, Alì partecipa ad alcuni incontri clandestini, ma poi il fato sembra volersi accanire, costringendolo a fuggire lontano da quel poco che aveva trovato.

Lo stesso destino sarà nuovamente pronto a colpire, provocando nuove ferite, ma portandosi appresso anche delle nuove opportunità.

 

 

Un sapore di ruggine e ossa è un'opera stratificata, densa di sensazioni e percezioni (ottimi i due personaggi/interpreti con un vissuto di ieri e oggi ricco di dettagli), pervaso da uno sguardo attento e sincero, in grado di raccontare una storia contraddistinta da drammi e amore (ma non quello classico da fotoromanzo), senza scivolare nelle trappole che handicap fisici e limitazioni caratteriali portano spesso a creare.

Così il rapporto cardine tra Alì e Stephaniè è intenso e febbrile, soprattutto per come lui si approccia a lei, ovvero come se lei non avesse nessun problema, aspetto evidenziato anche dal fatto che invece chi entra a contatto con loro, dalla sorella di Alì fino all’uomo incontrato in discoteca, non può che cambiare il proprio atteggiamento di fronte alla conoscenza della sua menomazione.

Questo avviene grazie a un racconto gestito con umanità e determinazione, ma senza semplificazioni e anche la parte conclusiva, con tanto di commento fuori campo, ricorda come solo certe ferite fatichino a ricomporsi, mentre per tutte le altre c’è sempre una possibilità, che comunque bisogna afferrare facendo ricorso a tutte le energie disponibili.

Andando oltre, anche la messa in scena è convincente, con un ottimo sfruttamento della luce naturale (spesso del sole, vedasi la scena in spiaggia, il primo inatteso ritorno alla vita di Stephanie), Marion Cotillard è magnetica, Matthias Schoenaerts è sempre difficile da decifrare, mentre anche la colonna sonora firmata da Alexandre Desplat riesce a toccare corde profonde.

Così, Jacque Audiard un altro film importante (già la locandina originale, con la scritta del titolo quasi graffiata, è di rara bellezza compositiva) che parte da presupposti esistenziali già visti per affrontare un racconto che non si concede facili appoggi, tranne un po’ sul finale (ma prima quei colpi inferti sul ghiaccio con violenza, disperazione e sangue non si dimenticano), facendo leva su una rappresentazione sincera, ma allo stesso tempo energica e un po' selvaggia.

Rarità.

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