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Laurence Anyways

Regia di Xavier Dolan vedi scheda film

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La recensione su Laurence Anyways

di Leo Maltin
8 stelle

Presentato alla terza edizione del Sicilia Queer Fest – in versione originale con sottotitoli in italiano – e proiettato nuovamente a fine gennaio 2016 per una rassegna, l’opus n.3 di Dolan viene acclamato da più parti come capolavoro. Personalmente ritengo migliore Les amours imaginaires, il suo secondo film, quello che di solito rappresenta un passo indietro nella carriera di un regista.

In occasione della sua tardiva uscita con doppiaggio italiano, disponibile però in pochissime sale (a Palermo non c’è proprio), sono stato costretto al recupero in rete di una versione con sottotitoli in inglese, giusto per rinfrescare la memoria della recente visione invernale.

L’avverbio che accompagna il nome del protagonista, alla faticosa ricerca della propria identità di genere, lascia intuire un’aporia socio-emotiva da sciogliersi nell’assenza di definizione. Ciò che viene mostrato è dunque il percorso di transizione di una Persona, insieme al conseguente carico ripercussivo sia in ambito familiare, d’origine e nella vita di coppia, che lavorativo.

Le scelte musicali non fungono da mera colonna sonora ma rappresentano correlativi oggettivi filmici per esprimere le emozioni dei personaggi. I dialoghi, scritti con impressionante bravura dal regista canadese, sembrano frammenti esistenziali trasposti in immagini di grande impatto visivo, montate come al solito dallo stesso Dolan, che tende ad accumulare funzioni tecniche – di questo film egli infatti è anche produttore esecutivo, secondo costume designer e dubbing director.

Gli si potrebbero rimproverare un’eccessiva durata e la presenza di scene madri verbalmente violente, disseminate per suscitare una pavloviana reazione di sicura presa emotiva. Ma il minutaggio esorbitante per ambizione narrativa dal respiro epico, spesso ad altissimo livello cromatico, così come la potenza delle parole, specie quelle pronunciate – tra rabbia e dolore – dalla formidabile coprotagonista, aprono uno squarcio generazionale nell’odierno panorama cinematografico. Non è da sottovalutare che un ragazzo di appena ventitré anni, già al terzo film, si confermi regista dalla straordinaria padronanza tecnica nonché ottimo direttore di attori: l’intero cast, infatti, pur interpretando personaggi già visti, viene guidato in modo ammirevole nel caratterizzare volti e corpi incontrati da Laurence alla travagliata scoperta di sé.

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